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A Belluno il primo centro commerciale islamico. I cittadini: “Serve referendum”

La struttura dovrebbe sorgere in un edificio nuovo, terminato ma lasciato allo stato grezzo da anni. I promotori del progetto garantiscono 80 posti di lavoro. Ma l'amministrazione è contraria e la Lega Nord annuncia battaglia
A Belluno il primo centro commerciale islamico. I cittadini: “Serve referendum”
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Un centro commerciale. Il primo completamente islamico e finanziato con soldi provenienti dai Paesi arabi. Siamo a Fonzaso, minuscola comunità montana a pochi chilometri da Belluno. Qui, nel cuore delle Dolomiti, l’associazione musulmana “Un passo verso la speranza” ha individuato in un edificio nuovo, ma lasciato allo stato grezzo da molti anni, il luogo ideale per insediare una nuova sede. In cui far confluire un centro di preghiera e una serie di negozi e servizi. Dal supermercato specializzato in prodotti mediorientali alla parafarmacia.

Peccato che il progetto, che campeggia sulla scrivania del sindaco, da queste parti non piaccia proprio a nessuno. Innanzi tutto ai cittadini, che chiedono un referendum che dia loro la possibilità di esprimersi. Intanto, l’associazione ha già inoltrato al costruttore dell’edificio una proposta di acquisto. Se dovesse avere il via libera, il centro commerciale si farebbe, visto che la destinazione d’uso assegnata ai capannoni è perfettamente compatibile con il progetto. La comunità musulmana ha promesso 80 nuovi posti di lavoro, da distribuire equamente a musulmani e non. Mentre sono già pronti 12 milioni di euro che alcuni Paesi arabi – non ancora noti – hanno deciso di investire nella cittadella.

“Nella nostra fondazione ci sono tanti musulmani, ma anche persone di fede cristiana e la nostra intenzione è quella di creare centro commerciale aperto a tutti. Possiamo offrire molti posti di lavoro, che non andrebbero solo a cittadini arabi. Nel nostro progetto sono previsti un supermercato, un bar, una libreria e altre attività commerciali”, spiega Mohsen, portavoce dell’associazione. Eppure, nonostante le dichiarate buone intenzioni, non c’è nessuno da queste parti intenzionato a dare il benvenuto al Peace center.

“Non crediamo assolutamente alla promessa del lavoro. I posti messi a disposizione non sono mai stati promessi ai miei concittadini. Andranno senza alcun dubbio a persone vicine all’associazione – sostiene il sindaco di Fonzaso, Gianluigi Furlin – inoltre non siamo affatto convinti che la realizzazione di questo centro possa aiutare l’integrazione. Sarebbero opportuni progetti differenti, che permettano alle comunità arabe di sentirsi parte del nostro territorio senza snaturarlo”. Per questa ragione i rappresentanti locali della Lega Nord hanno già promesso battaglia. “Non è giusto che i cittadini di Fonzaso siano costretti ad accettare questa situazione – afferma il segretario provinciale di Belluno, Diego Vella – noi siamo contrari su tutta la linea a questo centro commerciale e chiediamo che, almeno, prima della sua realizzazione sia indetto un referendum fra i residenti con il quale possa esprimere la propria volontà”.

Il pericolo, secondo il Carroccio, è che una struttura del genere possa finire col ghettizzare un territorio che invece cerca di fare del turismo la sua arma vincente. “Non vediamo assolutamente i vantaggi di questa iniziativa, né da un punto di vista sociale, né economico, né occupazionale – conclude – la provincia di Belluno ha una vocazione turistica molto forte, per questo ha bisogno di moltissimi investimenti. Ma di genere completamente diverso”.

di Daniela Uva

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