Ha incontrato Alfano, ha pranzato con Vendola, ha fissato il faccia a faccia con Letta. E ha anticipato che vedrà Silvio Berlusconi, attirando su di sè le ire della sinistra del Pd. Matteo Renzi accelera sulla riforma elettorale e sul dialogo con le altre forze politiche circa la legge che sostituirà il Porcellum. E a chi, dall’interno del suo partito, gli chiede di non parlare con il Cavaliere pregiudicato, il segretario risponde in maniera diretta. Infischiandosene dell’aut aut di bersaniani e cuperliani. “Se siamo seri oggi non possiamo non considerare quello che dice Forza Italia sulle regole” dice Renzi, che poi aggiunge come “sulle regole io discuto tutti i giorni anche con Forza Italia”. Non è un caso, del resto, che l’intervista in questione sia stata rilasciata proprio al Tg5 di Mediaset.

Il sindaco e l’incontro con Berlusconi
Parole sgradite ai democratici più a sinistra, che hanno provato in tutti i modi a convincere il sindaco di Firenze a non stringere accordi con Berlusconi. Obiettivo sfumato, visto che lo stesso ex rottamatore non si nasconde e precisa: “Se ci vediamo (col Cavaliere, ndr) è per provare a chiudere”. Concetto chiaro, che però pone un interrogativo (più di facciata che altro) sulla possibilità o meno del summit. In tal senso, il segretario aggiunge un particolare non di poco conto. “Non lo so, vediamo, prima dovremmo sistemare per benino le cose perché l’incontro abbia un senso” dice Renzi. Che poi spiega meglio quest’ultimo passaggio: “Se l’incontro deve essere semplicemente per prendere un caffè, ognuno resti a casa sua”. E cosa dovrebbe fare Forza Italia per rendere utile il faccia a faccia? Semplice: “Non si deve limitare a dire sì a una delle leggi elettorali che stiamo discutendo ma, per esempio, che accetti la nostra proposta di superare il Senato, di superare le Province“. Un accordo su temi specifici quindi, non solo di facciata o di convenienza politica. “Vedrete che la politica costerà meno – è lo slogan di Renzi – Ci sarà un taglio dei parlamentari ma anche una maggiore semplicità. Gli italiani ci chiedono di fare veloce le cose che servono”.

Il sindaco di Firenze, poi, ci mette il carico e ribadisce un concetto a cui tiene molto: “Non è giusto che la legge elettorale se la scriva la maggioranza“. Poi la stoccata, dura, all’ala per così dire ‘storica’ del Pd: “Io mi ricordo – continua – che quando Forza Italia faceva le leggi elettorali con Berlusconi presidente del Consiglio, il nostro partito di allora, Fassino segretario e Franceschini capogruppo, andava in Aula a dire: ‘Che vergogna, fate la legge elettorale senza di noi, non considerate le opposizionì”. Tolto il sassolino dalla scarpa, a chi gli chiedeva dei meeting di oggi con Vendola e Alfano, Renzi ribadisce che “gli incontri li stiamo facendo in tutti i momenti, l’obiettivo è trovare una legge elettorale condivisa che vada bene a tutti o almeno a quante più persone possibili“. Sulla vicenda rimpasto, invece, il sindaco non si appassiona. Anzi.”Non continuiamo questa discussione che sta annoiando anche gli addetti ai lavori, con quello che chiede ‘io vorrei il rimpasto, io vorrei due sottosegretari, tre ministri'” dice il segretario democratico, che punta invece a spostare la discussione su “questioni reali“. E in tal senso, a sentire Renzi, “il Pd è in prima fila per dire: ‘caro governo dai risposte agli italiani, non ai politici romani’. Stiamo semplicemente dicendo al governo ‘fate le cose che servono'”.

Incontro tra Verdini e D’Alimonte a Roma
L’opposizione interna, tuttavia, rimane. Renzi è a conoscenza del problema, ma se ne cura fino a un certo punto. E non lo manda a dire. “Si dice contrario a incontrare Silvio Berlusconi chi con Berlusconi ci ha fatto il governo” sottolinea il sindaco di Firenze. Che, stando a quello che dice, tutto vorrebbe fare tranne che stringere accordi col Cavaliere pregiudicato. “Io non voglio fare il governo con Berlusconi – specifica Renzi – Io dico: Forza Italia che è il secondo partito italiano lo lasciamo da parte? Non lo consideriamo per la legge elettorale? Poi sul governo e sulla politica – continua il segretario – ce le diamo di santa ragione, anzi, facciamo delle regole che impediscono l’inciucio per il futuro, le larghe intese per il futuro. Ma come si fa a contestare il discutere delle regole anche con Forza Italia?”. Domanda retorica. Che il dialogo tra Fi e il segretario esiste e va avanti è testimoniato anche da un altro fattore. Questa sera, infatti, nella sede di Forza Italia di piazza San Lorenzo in Lucina è previsto un incontro proprio sulla legge elettorale tra Denis Verdini e Roberto D’Alimonte, il politologo esperto di sistemi elettorali vicino a Matteo Renzi. Obiettivo del faccia a faccia? Valutare la fattibilità del modello spagnolo e del Mattarellum corretto. Con buona pace della sinistra del Partito democratico.

I bersaniani: “Renzi è l’unico a volere la riforma”
“La Consulta ha cambiato tutto. Ora una legge elettorale c’è ed è pienamente costituzionale. E l’unico che ha interesse a cambiarla è rimasto Matteo Renzi…”. A parlare, richiedendo di restare anonimo, è un bersaniano della prim’ora. Che dipinge un quadro diverso da quello prospettato da Renzi. Il quale, a sentire l’esponente Pd vicino all’ex segretario, si troverebbe isolato all’interno del partito con l’entrata in scena del proporzionale puro con preferenze. Proprio per questo motivo, il sindaco di Firenze negli incontri odierni con Vendola e Alfano avrebbe puntato su una proposta precisa: il Mattarellum corretto con assegnazione del premio di maggioranza al secondo turno. Nel colloquio di ieri con Denis Verdini, però, era emerso come Forza Italia preferisse il sistema spagnolo e solo in seconda opzione il Mattarellum corretto. Su quest’ultima ipotesi, poi, oggi Renzi si sarebbe confrontato con i suoi interlocutori. Il sistema, infatti, potrebbe avere dei vantaggi per i partiti minori come Sel, Ncd e anche Fdi (domani in programma l’incontro). In un modello che spinge alle coalizioni, del resto, l’apporto anche delle forze più piccole diventa determinante per ottenere il premio di maggioranza. “Parlate bene di Vendola – scherzava oggi un renziano – che è quello che ci farà vincere il premio di maggioranza…”. Altro vantaggio del Mattarellum corretto, inoltre, sarebbe quello di penalizzare chi non si coalizza. Ovvero, il Movimento 5 Stelle.

Morale della favola: Renzi vuole chiudere entro la settimana su una possibile riforma, con tanto di incontro con il Cavaliere. Perché tanta fretta? Ha paura di rimanere impelagato nel proporzionale così come uscito dalla Consulta. Il motivo? Si tratta di un sistema di voto, fanno sapere i bersaniani, “che va bene a Berlusconi che può fare pesare i suoi voti, va benissimo a Grillo che si fa la sua opposizione e pure ad Alfano che così può misurarsi senza essere obbligato all’alleanza con il Cavaliere“. E in tal senso l’opposizione interna non risparmia sberleffi al segretario, “forse l’unico oggi a volere una riforma”. I bersaniani, neanche a dirlo, sono fermi sulle loro posizioni: sistema elettorale a doppio turno e senza liste bloccate. Un ostacolo mica da ridere per Renzi, che nella direzione di domani si troverà un bastone in più tra le ruote.

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