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L’Italia vista da Peppa Pig

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In soli due giorni, il film di Peppa Pig ha già incassato 1,4 milioni di euro, piazzandosi terzo tra quelli più visti del weekend. Protagonista dei nuovi episodi? Una splendida Italia, dove Peppa e la sua famiglia se ne vanno, giustamente, in vacanza, fuggendo il rigore e la pioggia della campagna inglese.

L’Italia vista da Peppa è un mondo all’incontrario. In cui automobilisti ligi al dovere protestano perché papà Pig imbocca l’autostrada contromano, le strade pullulano di poliziotti i quali non hanno niente di meglio da fare che darsi alle ricerche del dou dou smarrito di Peppa e riportarglielo ogni qual volta che Peppa lo perde. Un’Italia, soprattutto, fatta di piccoli paesini dove si mangia una pizza squisita e i proprietari dei negozi sono amici, anzi parenti, sorridenti. E di casali con giardino e piscina, come quello affittato dalla famiglia Pig.

La vera Italia, invece, che la famiglia suina non conosce, è più o meno così: automobilisti assatanati e stressati che si accoltellano e si azzuffano per un nonnulla. Poliziotti invecchiati e sempre più poveri che non c’hanno neanche la benzina per le auto e a stento riescono a fare l’indispensabile, figuriamoci localizzare pupazzi smarriti. Paesini dove le attività sono gestite da famiglie perché tanto l’unico modo per trovare lavoro è chiedere allo zio col negozietto o al fratello del nonno con la piccola impresa familiare.

Ma soprattutto, guardando il Peppa-film e per ammazzare la noia, che a tratti coglieva anche il treenne ormai peppo-saturo anche lui, ho provato a calcolare quanto costerebbe a una famiglia con due figli fare tutte le cosette allegre che i Pig genitori fanno – giustamente – fare ai propri figli. A parte il viaggio di nonno cane sulla Luna, non calcoliamolo, quello è solo per i superricchi, la famiglia-ceto-medio dei Pig va al circo, paga il biglietto dell’acquario per quattro persone, se ne va in vacanza con l’aereo affittando un casale, infine si fa un’innocente settimana bianca.

Non per fare i conti in tasca ai simpatici porcelli, ma per permettersi tutte queste allegre attività che qualunque genitore vorrebbe far fare ai propri figli, le entrate della famiglia Pig – lui probabilmente impiegato, lei free lance non si sa bene in qualche mestiere – dovrebbero ammontare ad almeno 3-4000 euro mensili. Peccato che qui da noi se hai un reddito familiare di 40-50.000 mila euro lorde complessivo e due figli, per lo Stato sei un riccone da tassare, con un Isee stratosferico e un’ottima probabilità di non avere il posto al nido.
O comunque, di sicuro, non rientri in nessun possibile sostegno dello Stato alle famiglie. E allora tutti al cinema, dove i bambini hanno uno sconticino simbolico e solo fino a 8-10 anni (come dappertutto in Italia, dall’aereo all’acquapark), a sognare di essere la famiglia Pig: ceto medio sì, ma un po’ meno impoverito. Sgrunt.   

 

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