Sono arrivati in Italia via ricongiungimenti familiari, “ma quando i loro genitori hanno tentato di iscriverli alla scuola dell’obbligo si sono sentiti rispondere che non c’era posto. E tra ritardi e rinvii c’è anche chi ha perso 8 mesi di lezioni”. A denunciare un caso che, secondo i dati raccolti, riguarderebbe 6 o 7 ragazzini di un’età compresa tra gli 8 e i 13 anni, tutti stranieri, sono stati il centro sociale Xm24 e il Coordinamento migranti di Bologna, destinatari di alcune segnalazioni provenienti da diverse famiglie extracomunitarie residenti nella Dotta. “In questi giorni abbiamo incontrato mamme e papà di minorenni, arrivati in Italia ad anno scolastico già iniziato per ricongiungersi con le proprie famiglie, che ci raccontavano di aver riscontrato delle difficoltà al momento dell’iscrizione dei propri figli a scuola – racconta Andrea di Xm24 – il caso più esemplificativo è quello di un ragazzino bengalese il cui padre si è rivolto a una scuola media del Quartiere Navile, nel mese di aprile scorso, per procedere all’iscrizione del proprio figlio, arrivato poco prima qui a Bologna, ma che da allora non è riuscito a farlo ammettere in alcun istituto. Vergognosamente la procedura per trovare il posto, che in Italia spetterebbe di diritto, è stata avviata soltanto una settimana fa, e solo dopo le nostre pressioni. Ciò che ci chiediamo, a questo punto, è quanti ragazzini stranieri si trovano nell’impossibilità di studiare?”.

Per il momento, spiegano Xm24 e il Coordinamento Migranti, impegnati in una mappatura dei casi per capire le dimensioni del problema, in collaborazione con altre associazioni e con i sindacati, “di rispose dettagliate dalla scuola in questione non ne abbiamo ricevute. Fatto sta che ci sono diversi ragazzi che dovrebbero andare a lezione, e che invece non possono frequentare. Il che è un paradosso, visto che a quell’età la scuola è obbligatoria in Italia”. In taluni casi, continua Andrea, “il tutto si risolve in 1 o 2 mesi, ma il problema relativo ai ragazzi che arrivano in questo paese per riunirsi alle proprie famiglie senza però poter studiare è grosso”. “Sappiamo che ci sono delle regole che limitano le dimensioni delle classi – continua Xm24 – che, quindi, i posti disponibili sono circoscritti, che le aule non possono contenere più di un certo numero di alunni e che c’è una normativa, la legge Gelmini, che prevede al massimo il 30% di studenti stranieri per classe, ma bisogna intervenire”.

Dello stesso parere il Presidente del Quartiere Navile, Daniele Ara, che giovedì incontrerà il papà del ragazzino bengalese rimasto a casa per 8 mesi, e poi venerdì la dirigenza scolastica dell’Istituto Comprensivo 5 di Bologna, che comprende le scuole medie in questione, per fare il punto sulla situazione. “Le scuole medie non dipendono direttamente dal Quartiere, ma dal Provveditorato, dallo Stato e, in questo caso, dall’Istituto Comprensivo 5 – spiega Ara a ilfattoquotidiano.it – tuttavia venerdì, dopo aver incontrato il dirigente scolastico, chiederò anche agli altri Istituti Comprensivi che riuniscono le scuole di Bologna di impegnarsi e lavorare insieme affinché problemi simili trovino una soluzione. Perché altrimenti, poi, finiscono per ricadere sulle spalle della comunità”.

“Abbiamo voluto segnalare questo problema anche interrompere la retorica secondo cui il figlio minorenne di un extracomunitario non va a scuola per colpa della famiglia – sottolinea Giorgio Grappi del Coordinamento Migranti di Bologna – molto spesso questo non è vero, i genitori incontrano dei problemi reali e nel tentativo di adempiere a un loro dovere si scontrano con una situazione difficile”.

“Stiamo vivendo una sorta di dispersione scolastica indotta dall’inefficienza del sistema scolastico bolognese (ma molto probabilmente italiano), che fa in modo che ragazze e ragazzi arrivati in Italia a causa di ricongiungimenti familiari si ritrovino a stare mattinate a spasso per il quartiere per via delle scuole di Stato che non riescono a garantire l’obbligo scolastico – criticano le associazioni che rappresentano i migranti – l’istituto scolastico in questione, per esempio, avrebbe avuto il dovere di accettare comunque l’iscrizione o avrebbe dovuto comunque occuparsi dell’inserimento del bambino in un’altra struttura scolastica, ma questo a quanto sembra è intricato e complicato per via di procedure che rendono macchinose le iscrizioni ad anno iniziato (come per forza di cose avviene da molti anni ai figli e alle figlie dei migranti che ottengono il ricongiungimento). E per fortuna che nella ‘rossa’ Emilia ci si vanta di avere un welfare tra i più avanzati d’Italia..”.

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