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Bitcoin, dopo il bando cinese, arriva monito Ue su uso moneta vituale

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Dopo la Cina anche l’Europa fa suonare l’allarme sul Bitcoin. L’Autorità bancaria europea (Eba) ha infatti lanciato un avvertimento sulla serie di rischi derivanti dall’acquisto, detenzione o trading di valute virtuali come appunto il Bitcoin. L’Eba in particolare rimarca come il trading sul Bitcoin non è protetto contro le perdite se il cambio virtuale crolla, sottolineando inoltre come i furti di portafogli digitali hanno superato in alcuni casi il milione di dollari.

Attualmente, ricorda poi l’Autorità, non esistono specifiche tutele normative dell’Unione Europea che proteggono i consumatori da perdite finanziarie se una piattaforma di scambio di monete virtuali cessa l’attività. L’autorità bancaria europea sottolinea poi che non vi è alcuna garanzia che i valori di valuta rimangono stabili.

“I consumatori dovrebbero essere consapevoli del fatto che le piattaforme di scambio tendono ad essere non regolamentate – si legge nella nota – e non sono le banche che detengono la loro moneta virtuale come deposito”. L’Eba ha anche ricordato come le transazioni in moneta virtuale offrono un alto grado di anonimato, possono essere oggetto di abuso per le attività criminali, tra cui il riciclaggio di denaro. “Questo uso improprio – ammonisce l’Autorità – potrebbe portare le forze dell’ordine a chiudere piattaforme di scambio con breve preavviso e impedire ai consumatori di accedere o di recuperare eventuali fondi che le piattaforme detenevano per loro”.

Il manifesto ha ricevuto l’adesione di Paesi come la Germania, mentre la Norvegia ha deciso di non considerarli come una moneta e tassarli quindi come uno strumento finanziario. “La volatilità è alta e il suo utilizzo è associato all’incertezza”, spiegano da Berlino dove si ritiene che non ci sia una minaccia alla stabilità del mercato finanziario visto che le dimensioni del fenomeno sono “insignificanti”, ma vi sono rischi per chi la utilizza. In Norvegia invece le autorità fiscali hanno deciso di sottoporre il Bitcoin alla tassazione sulle plusvalenze di capitali e trattarla così come uno strumento finanziario e non una vera moneta.

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