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Legge elettorale: si dimetta Calderoli e i suoi ‘complici’

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Poiché nelle situazioni complicate e pericolose c’è sempre qualcuno che tira fuori una cretinata, ecco arrivare, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale, l’idea di far dimettere i deputati che sono stati eletti in virtù del premio di maggioranza. Idea accarezzata da Grillo e ovviamente subito cavalcata e sparata alla grande da Libero e da Il giornale. La cosa non merita alcuna attenzione né sul piano giuridico né su quello politico, ma mi ha fatto pensare a un’altra ipotesi, parallela e opposta che vorrei lanciare a tutte le persone di buon senso. Perché, intanto, non si dimettono i veri artefici di questa assurda situazione? Coloro che hanno ideato, voluto, sostenuto, difeso la legge incostituzionale: innanzitutto il suo relatore, il senatore Calderoli e poi tutti quelli che l’hanno votata e ancora siedono in Parlamento, pur avendo dimostrato di non conoscere o di non tenere in nessun conto il senso della Costituzione.

Ma, visto che questo non accadrà, cominciamo a fare un piccolo atto di correttezza e di correzione. Smettiamola di definire la legge con il buffo epiteto di “porcellum” e torniamo a parlare seriamente di politica designandola, come si faceva una volta, con il nome del suo relatore, legge Calderoli. Così, tanto per non cadere nel tranello di chi vuol far dimenticare e aumentare la confusione; per ricordare sempre e a tutti che l’orribile pasticcio, che oggi procura tanti guai, non è piovuto dal cielo, ma ha avuto un ideatore, dei complici, un tempo e un luogo in cui si è realizzato e anche un preciso obbiettivo da raggiungere. E per evitare di nascondere all’opinione pubblica i nomi e le facce dei veri responsabili della faccenda.     

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