“Li abbiamo convinti. Due ore di capigruppo. La commissione Affari Costituzionali della Camera inizierà la discussione della legge elettorale”. Così scrive sulla sua bacheca Facebook il vicepresidente della Camera in quota M5S, Luigi Di Maio. Gli “aventiniani”  – dopo le proteste nell’Aula di Montecitorio – dunque s’intestano la novità del giorno: la legge elettorale, bloccata nelle paludi senatoriali, spunta con nuovo vigore alla Camera, dove la conferenza dei capigruppo riconferma l’urgenza della materia e invita la commissione Affari costituzionali a calendarizzarla, consentendo alla presidente Boldrini di concordare il percorso con il presidente del Senato Piero Grasso.

In realtà l’urgenza per l’esame della riforma della legge elettorale alla Camera era stata già decisa dagli stessi capigruppo nel mese di agosto, ma nelle more della decadenza tutto s’era arenato. La sentenza della Consulta ha ridato slancio all’argomento, il Movimento è tornato in aula, i lavori dovrebbero procedere più spediti (salvo intoppi). 

Durante la riunione dei capigruppo si è molto discusso sulla questione della legittimità dell’attuale Parlamento dopo la sentenza di ieri della Corte costituzionale. Alla fine è stato deciso che la presidente Laura Boldrini chiederà al presidente della commissione Affari costituzionali, Francesco Sisto, di calendarizzare l’esame della riforma della legge elettorale, sulla quale già il 31 luglio scorso era stata decisa l’urgenza. A quel punto, visto che lo stesso tema è all’ordine del giorno della commissione Affari costituzionali del Senato, Boldrini avvierà un confronto con il presidente dell’Assemblea di palazzo Madama, Pietro Grasso, per trovare un’intesa sull’iter da seguire. Questo in virtù di quanto stabilito dall’articolo 78 del Regolamento della Camera. Tale norma prevede che “quando sia posto all’ordine del giorno di una commissione un progetto di legge avente un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato al Senato, il presidente della Camera ne informa il presidente del Senato per raggiungere le possibili intese”.

Non è passata invece la richiesta del Movimento 5 stelle di calendarizzare subito in Aula la riforma della legge elettorale, che se accolta avrebbe comunque comportato l’avvio della stessa procedura prevista dall’articolo 78. Il rischio era però che una decisione del genere aprisse un vero e proprio braccio di ferro con il Senato.

Disallineato il papà del Porcellum, Roberto Calderoli: “La legge elettorale è e resta all’esame del Senato. Grasso non potrà cederla alla Camera contro il parere della Commissione” ha detto il leghista. Decisamente ostile il gruppo degli alfaniani: “Il presidente del Senato è avvertito. Se dovesse piegare i propri comportamenti alle pretese di partito o di frazioni di partito verrebbe meno al suo ruolo istituzionale e le reazioni sarebbero proporzionate a un comportamento così grave” ha detto il capogruppo di Ncd al Senato, Maurizio Sacconi.  “La provocatoria richiesta a maggioranza della Conferenza dei capigruppo della Camera – aggiunge Sacconi – corrisponde al malcelato tentativo di alcuni ambienti politici fino a ieri di non fare nulla e domani di provocare la crisi di governo attraverso la ricerca di maggioranze diverse da quella che lo sostiene. Il Senato peraltro ha avviato un iter operoso attraverso il Comitato ristretto della Commissione affari costituzionali che è impegnato a produrre risultati entro poche settimane”.

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