La Giornata mondiale dell’Aids viene celebrata oggi 1 dicembre, come tutti gli anni. In coincidenza di questa data, pochi giorni fa è stata data notizia del successo di una sperimentazione condotta con un nuovo vaccino presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Questo vaccino, di nuova concezione, è stato realizzato presso il Karolinska Institut, prestigiosa struttura sanitaria svedese. In breve, lo studio ha coinvolto venti bambini, che hanno acquisito l’infezione per via verticale, cioè dalla madre, già sottoposti tutti a terapia antiretrovirale efficace (ART: antiretroviral treatment) con farmaci antiretrovirali variamente combinati. L’efficacia è misurata dal fatto di avere una carica virale (cioè quanto virus c’è nel sangue) praticamente azzerata  e numero di CD4 o linfociti helper, cioè le nostre difese naturali, pressoché normale. A dieci di questi è stato somministrato in più rispetto al trattamento terapeutico il predetto vaccino (Hivis). Un vaccino a Dna, codificante per alcuni geni strutturali del virus, cioè dell’Envelope (Env), della proteina Gag, e della transcrittasi inversa (Rt). Il presupposto è che le cellule del paziente vaccinato messe in contatto con frammenti del virus Hiv possano rispondere più efficacemente all’infezione, mediante un “risveglio” immunologico, che l’infezione che è già presente non riuscirebbe a determinare. Gli altri dieci hanno proseguito la loro terapia, come da protocollo. Al termine della sperimentazione, con tutti i controlli di sicurezza a posto, senza che si siano osservati particolari fenomeni di intolleranza, appare dimostrata, in base ai parametri scelti, la sicurezza e la moderata immunogenicità del vaccino a Dna candidato ad essere adoperato in funzione di coadiuvante terapeutico nei bambini affetti da malattia da Hiv, acquisito per via verticale. In pratica il parametro preso in considerazione è l’immunogenicità, intesa come la risposta delle nostre difese (linfoproliferazione) contro le proteine del virus introdotte col vaccino. Questa risposta linfoproliferativa è per definizione correlata con una migliore prognosi, in quanto consentirebbe un migliore controllo della quantità di virus nel sangue. Meno è il virus e meglio in prospettiva sta il paziente. Anzi sembra che i bambini sottoposti a tale vaccinazione, proprio a causa di una maggiore vitalità del loro sistema immunitario, diano risposte migliori rispetto agli adulti, Hiv positivi, vaccinati con il medesimo vaccino in altre sperimentazioni.

Allora abbiamo già trovato un valido aiuto alla già sperimentata Art, che pazienti adulti e bambini già praticano da almeno 17 anni? Uno degli scopi dello studio è proprio quello di sperimentare la riduzione o addirittura la sospensione, per periodi più o meno lunghi, della terapia che attualmente è praticata con farmaci generalmente ritenuti efficaci, ma anche destinati ad essere assunti per periodi di tempo lunghissimi, con conseguenti accumulo di tossicità, di effetti collaterali, di emergenza di scarsa compliance o di ceppi di virus resistenti a uno o più farmaci. Inoltre va tenuto presente in tempi di crisi economica il costo elevatissimo delle terapie con i farmaci antiretrovirali. Alla domanda pertanto rispondo che, riconosciuto il successo della sperimentazione, saranno necessari altri studi più lunghi nel tempo e coinvolgenti gruppi di pazienti più numerosi, magari potenziando l’offerta antigenica del vaccino e coinvolgendo altri tipi di risposta immune.

Ma quali sono attualmente le più accreditate strategie vaccinali in via di sperimentazione contro l’Hiv? Qualche post futuro cercherà di descriverle.

Articolo Precedente

Aids, in Italia un giovane su tre non usa il condom e pensa: “Non fa più vittime”

next
Articolo Successivo

Batteri resistenti agli antibiotici: un allarme globale

next