Era stata presentata come la prima grande factory creativa dell’Emilia Romagna, con gli amministratori locali che facevano a gara per presenziare a conferenze e presentazioni al suo interno e a lanciare da giornali nazionali e format televisivi l’esempio da seguire. È lo Spazio Grisù, lanciato in pompa magna un anno e mezzo fa con tanto di troupe di Report a fare da ciliegina sulla torta. Una torta confezionata dall’omonima associazione, che aveva preso in gestione un’ex caserma dei vigili del fuoco in centro a Ferrara e “ne sta facendo – spiegava la puntata del programma condotto da Milena Gabanelli – uno spazio gratuito per 18 imprese culturali e creative”, dove “ogni professionista si sta risistemando il proprio ufficio”. Ma dopo qualche mese, come riportato dal quotidiano locale Estense.com, sono tante le problematiche ad emergere, prima fra tutte la mancanza di agibilità. A difendere la struttura, l’assessore Roberta Fusari che prima afferma che ci sono deroghe speciali e poi fa avviare la messa in regola. Salvo poi scoprire che è sostenitrice dell’associazione e che ha il marito nel Consiglio direttivo.

La vicenda comincia nel 2012: l’associazione Grisù firma un comodato d’uso gratuito con la Provincia di Ferrara e all’interno vi stanno già lavorando le imprese insediate. Una aveva anche aperto i battenti, ricevendo i propri clienti. Ma, fino all’ottobre 2013, sono molte le problematiche. Nelle intenzioni del progetto, “l’Associazione – si legge nel sito di Grisù – agisce come una sorta di facilitatore per la nascita dell’imprenditorialità creativa. L’immobile verrà riattivato senza finanziamenti pubblici, ma grazie agli investimenti delle giovani imprese che entreranno”. In cambio del loro contributo alla riattivazione dello spazio, le imprese non saranno tenute a pagare alcun affitto per almeno cinque anni.

Il primo evento è una rassegna musicale che parte in estate. Chi la organizza scopre che per farlo deve prima ottenere l’agibilità del cortile. Ergo, prima non c’era. Eppure nei mesi precedenti si è registrato più di un evento. Il 21 dicembre 2012 si è tenuta una “Chiamata alle arti”, un invito esteso a tutti gli artisti della regione per dare libero sfogo alla propria creatività. All’appello rispnde “un centinaio di persone”, come annunciato a suo tempo dall’associazione, “tra autorità, giornalisti, creativi e rappresentanti di imprese e associazioni culturali”. Presenti anche in quel caso, autorità di Comune e Provincia.

Un’altra manifestazione pubblica si è tenuta il 21 marzo del 2013 con l’Open day, la consegna delle chiavi a ciascuna impresa assegnataria. Presenti, scrive l’associazione, “oltre cinquecento persone”. Tra questi la presidente Pd della Provincia Marcella Zappaterra, il vicesindaco del Comune Massimo Maisto e l’assessore comunale all’urbanistica Roberta Fusari. La notizia viene riportata dal quotidiano on line Estense.com, che inizia a fare alcune domande alle amministrazioni di centrosinistra. La prima a rispondere è la presidente Zappaterra, che afferma come l’immobile sia stato inserito nel programma speciale d’area del centro storico di Ferrara: lì dentro “sono consentiti molteplici usi che non siano solo servizi pubblici al punto che l’attuale uso sarebbe assolutamente compatibile con lo strumento urbanistico comunale vigente”. La presidente poi assicura che “come ente proprietario controlliamo che tutti operino nel rispetto delle norme e delle procedure”.

Arriva a questo proposito anche una interpellanza di Fli: mancano le autorizzazioni alle manifestazioni, si sollecita il sindaco Pd Tiziano Tagliani al “rispetto delle normative vigenti” e a “garantire la sicurezza dei cittadini che accedono sia alle parti comuni sia alle attività insediate nell’area in esame”. Dopo quasi tre mesi però l’interpellanza non ha avuto ancora risposta. Così, secondo il quotidiano locale, si scopre che di Dia o Scia nell’ufficio preposto in Comune non c’è nemmeno l’ombra. La ristrutturazione dell’immobile deve ancora partire. E di conseguenza le imprese sono bloccate. Secondo gli imprenditori però è tutto a posto: “Abbiamo visto la documentazione relativa ad agibilità, destinazione d’uso e quant’altro necessario per iniziare le varie attività. L’associazione ci ha dato tutte le norma da seguire, sono venuti i tecnici di Provincia e Comune a controllare. Ci sono già quattro uffici pronti, l’impianto elettrico è stato rifatto… è tutto a norma”.

Sono in seguito i tecnici comunali a smentire quanto detto da associazione, imprenditori e Provincia: non esiste nessuna pratica di questo tipo. Lo conferma il dirigente del Settore territorio e sviluppo economico del Comune. Nessuna richiesta di cambio di destinazione d’uso, nessuna Cila, nessun permesso di costruire. Interviene allora l’assessore all’Urbanistica, Roberta Fusari e tronca ogni discussione: per Spazio Grisù ci sono deroghe speciali, quelle contenute nel Psa (il programma speciale d’area, ndr)”.  L’assessore, intervistato da Estense.com, dice testualmente che “non serve nessuna variante d’uso. In Comune non deve risultare alcuna pratica. Fino ad oggi quanto fatto non richiede un titolo edilizio, basta che l’uso non sia difforme da quello urbanistico. Nell’ex caserma inoltre è possibile aprire un’attività senza bisogno di segnalazione agli uffici comunali. Né serve una verifica in merito a bagni, o a luce e aria negli ambienti”.

Nel frattempo il sindaco Pd Tagliani si trincera dietro il silenzio stampa. Fino a inizio ottobre 2013, quando spunta un documento relativo alla pratica Grisù. Si tratta della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata il 3 ottobre 2013 e approvata due giorni dopo. Dove si chiede un cambio d’uso senza opere. Quello che per la Fusari non sarebbe nemmeno dovuto esistere. Nella scheda tecnica presentata dall’Associazione Grisù si legge inoltre un altro dettaglio: l’immobile non è dotato di agibilità. L’ultima risale al periodo in cui lo stabile era occupato dal comando dei Vigili del fuoco, vale a dire ante 2004. “La nuova – fa sapere il dirigente all’urbanistica del Comune Davide Tumiati – potrà essere concessa soltanto dopo che “le eventuali opere più o meno di ordinaria manutenzione si saranno concluse. Chi entra in uno spazio senza questi passaggi si assumerà la responsabilità di entrare in un edificio che non ha la conformità edilizia e non è a norma quanto a impiantistica (impianto elettrico, riscaldamento, bagni)”. Ora ogni azienda, nonostante quanto dichiarato in precedenza, dovrà presentare, dopo la Scia generale dell’associazione, le proprie richieste e quindi iniziare eventuali lavori e depositare i certificati di conformità firmati da tecnici abilitati. Con relativi costi.

E tra i punti messi in discussione davanti alle autorità, spunta anche qualche perplessità in ambito politico. Sul sito istituzionale di Grisù compare tra i sostenitori dell’associazione lo stesso assessore Roberta Fusari, come libero professionista (architetto paesaggista). Tra i componenti del consiglio direttivo invece, c’è il marito. Dalla rappresentante politica non è arrivato ancora nessun chiarimento.

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