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Dalle Filippine alla Sardegna, le responsabilità politiche dei disastri

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Sono oramai oltre vent’anni che il tema del cambiamento climatico è stato posto con forza e chiarezza in tutti i fori internazionali e nazionali. Il Vertice per la Terra, che si era svolto in pompa magna a Rio de Janeiro nel giugno 1992, aveva prodotto in materia un trattato, largamente insufficiente a trovare una soluzione effettiva al problema e ancora più largamente disatteso, data soprattutto la mancanza di volontà dei Paesi economicamente più avanzati di limitare le loro emissioni.

Ma con la natura non si scherza. Non ci sono scuse, scaricabarile o furbizie politiche che tengano. I nodi vengono al pettine. Come scrive René Orellana, ambasciatore di Bolivia alle Nazioni Unite per la questione ambientale, in apertura di un contributo che pubblicheremo nel libro (scritto da Irene Romualdi, Marianna Stori e dal sottoscritto)  “Bolivia, nuove frontiere del diritto e della politica“, “Un ordine economico e sociale basato sull’accumulazione privata, sulla crescita economica, sul consumismo, su modelli di produzione inquinanti, sulla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, sulla concezione della Natura come cosa o come capitale/stock fornitore di servizi e non come soggetto di diritti, ha contribuito a determinare ondate di fame e povertà ed un saccheggio crescente delle risorse che finirà col distruggere le basi stesse della vita”.

A lungo i distruttori della vita hanno tentato di sminuire la minaccia che grava sul pianeta, comprando a peso d’oro giornalisti pronti a prostituirsi e gettando discredito sulla Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico (IPCC), ricorrendo allo spionaggio e alla strumentalizzazione di frasi avulse dal contesto per dimostrare la presunta fallacia delle ipotesi avanzate dagli scienziati più responsabili. Fu il cosiddetto Climategate. Un tentativo di  confondere le acque e le idee in cui si cimentarono politici reazionari come l’oramai fortunatamente scomparsa dalle scene pubbliche Sarah Palin.

Tutta fatica sprecata ovviamente. I fatti hanno la testa dura. E tornano a riproporre con drammatica evidenza l’insostenibilità dell’attuale sistema economico. Solo che ogni volta ne fanno le spese decine di migliaia di persone, come nelle Filippine colpite dal tifone Haiyan o in Sardegna da ultimo.

Nel caso italiano, ma probabilmente anche in altri casi, alla mancanze di misure efficaci per far fronte al cambiamento climatico, diminuendo le emissioni di anidride carbonica, si sommano storiche e criminali incurie del territorio. Come il saccheggio dei suoli edificabili, che in Sardegna continua a ritmo serrato grazie alle irresponsabili scelte del governatore Cappellacci. Così come continua nel resto d’Italia con l’intollerabile acquiescenza del governo bipartisan votato al sostegno della speculazione edilizia o di altro genere. Come scrive Paolo Berdini sul manifesto di oggi “Chi ci governa , di qualsiasi potere politico sia, è convinto che si esce dalla crisi solo con una ulteriore dose di cemento senza regole”.  Si aggiunga la penosa esibizione di varie autorità nello sport nazionale dello scaricabarile, mentre la verità è che nessuno ha i soldi per far fronte ai disastri, mentre si continuano  a sperperare miliardi di euro in armamenti o grandi opere dannose come il TAV. Un segnale di controtendenza importante è costituito dalle proposte del Movimento Cinque Stelle per porre fine alla cementificazione selvaggia.

E’ la Banca mondiale a prevedere un aumento della temperatura media per i prossimi anni pari a quattro gradi, che comporterebbe nuovi ed inenarrabili disastri, distruzioni e la morte di milioni di persone

L’irresponsabile classe dirigente del pianeta, e dell’Occidente in particolare, continua, di fronte a questa tremenda prospettiva, la politica di sempre, favorendo i potentati economici che la alimentano e la pagano profumatamente. Tanto con i soldi che guadagnano si pagheranno anche qualche bunker a tenuta stagna per evitare di perire annegati. Ma per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non c’è altra via d’uscita che il cambiamento del sistema. Cacciare via a calci nel sedere chi governa l’Italia e il mondo o fare la fine del sorcio. Questo è il problema.

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