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Cancro, “l’aria che respiriamo pericolosa come fumo di sigarette o amianto”

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha inserito gli inquinanti atmosferici tra le principali cause ambientali di cancro, in particolare a polmoni e vescica. E le ha classificate nella stessa categoria di altri agenti esterni, come il benzene o il plutonio, il cosiddetto gruppo 1 degli agenti più pericolosi per l’uomo
Cancro, “l’aria che respiriamo pericolosa come fumo di sigarette o amianto”
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L’aria che respiriamo come il fumo di sigarette o l’amianto. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha inserito gli inquinanti atmosferici – ad esempio le emissioni delle auto, delle industrie, delle centrali elettriche, dell’agricoltura o degli impianti di riscaldamento delle case – tra le principali cause ambientali di cancro, in particolare a polmoni e vescica. E le ha classificate nella stessa categoria di altri agenti esterni, come il benzene o il plutonio, il cosiddetto gruppo 1 degli agenti cancerogeni più pericolosi per l’uomo.  

Secondo l’agenzia specializzata dell’Oms con sede a Lione, i dati recenti suggeriscono che, nel solo 2010, sono da addebitare allo smog 223 mila morti per cancro ai polmoni nel mondo, più della metà in Cina e altri paesi asiatici. E il pensiero va subito alle immagini di Pechino avvolta da una fitta coltre d’inquinanti, frutto della rapida industrializzazione del gigante asiatico. “L’aria che respiriamo ogni giorno è diventata inquinata da una miscela di sostanze cancerogene – afferma Kurt Straif, curatore della monografia edita dallo Iarc -. Finora sapevamo che l’inquinamento poteva provocare disturbi cardiaci o respiratori, adesso sappiamo che può essere anche responsabile delle morti per cancro. Le prove scientifiche – puntualizza Straif – sono oramai evidenti”.  

La prima causa di cancro ai polmoni, con l’85% dei decessi, rimane comunque la sigaretta. L’inquinamento dell’aria è, invece, responsabile del 3-5% dei casi. Un dato statistico che può sembrare poco rilevante. Ma che è significativo, soprattutto se si pensa che il rapporto dell’Oms non si limita solo a un’analisi epidemiologica. Vuole anche lanciare l’allarme, per indurre i Governi a mettere in campo politiche più efficaci contro l’inquinamento, soprattutto dei grandi centri urbani. “Si tratta di un passo importante – commenta Christopher Wild, direttore dello Iarc -. Un segnale forte, considerando il livello di esposizione della popolazione nel mondo, inviato alla comunità internazionale affinché agisca senza ulteriori ritardi”. 

Ma i dati non devono preoccupare solo i cittadini e le autorità cinesi. La questione ci riguarda da vicino. La ricerca dello Iarc è data alle stampe, infatti, negli stessi giorni in cui l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) rende noto il proprio rapporto sulla qualità dell’aria nel Vecchio continente tra il 2002 e il 2011. Un’indagine da cui emerge come, nonostante i tagli significativi di alcuni composti tra cui il monossido di carbonio operati dagli Stati, l’inquinamento dell’aria nelle città continui a rappresentare un rischio crescente per la salute dei cittadini europei. 

Secondo i dati dell’agenzia per l’ambiente, suddivisi anche per singolo Paese (qui il link per i dati relativi all’Italia), fino al 96% della popolazione dei grandi centri urbani è esposta a una concentrazione di polveri sottili superiore ai limiti stabiliti dall’Oms. Per l’ozono, la percentuale sale addirittura al 98%. Con pesanti ricadute sulla salute. Dalle semplici allergie, a patologie più gravi, sia respiratorie che cardiovascolari. Fino ad arrivare, da ultimo, dopo il timbro dell’ufficialità ricevuto dall’Oms, al cancro ai polmoni.

Non è certo, al momento, se il rischio tumore riguardi maggiormente alcuni gruppi di persone piuttosto che altri, ad esempio giovani o anziani, uomini o donne. Ulteriori approfondimenti dovrebbero giungere da uno studio di prossima pubblicazione sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet”. 

Rapporto Iarc

Rapporto Agenzia europea per l’ambiente 

Dati suddivisi per Paesi Ue

 

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