Sì dell’Aula della Camera al disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il testo, passato a Montecitorio con 288 voti a favore, 115 contrari e 7 astenuti, va al Senato. A favore hanno votato tra gli altri Pd, Pdl e Scelta Civica, ma anche – dall’opposizione – la Lega Nord. I no sono arrivati per la maggior parte da Movimento Cinque Stelle (che ha anche platealmente protestato durante il dibattito in aula) e Sinistra Ecologia e Libertà. Dopo la votazione i deputati del M5S hanno rivolto un applauso polemico ai colleghi degli altri gruppi parlamentari. Il deputato Giuseppe D’Ambrosio ha nuovamente preso in mano la maschera (da Jolly Joker) che aveva agitato al termine della propria dichiarazione di voto, ma non la ha indossata: il vicepresidente Roberto Giachetti (Pd) lo ha redarguito. Tra le novità introdotte in questo passaggio parlamentare la possibilità per i soggetti politici di ricevere donazioni con gli sms e l’introduzione del tetto per donazioni di privati a 300mila euro, punto di mediazione che mette fine allo scontro interno alla maggioranza (in particolare tra Pd e Pdl). Sale anche la soglia delle detrazioni. 

Il disegno di legge del governo mira a spostare dallo Stato ai privati il finanziamento dei partiti: principalmente con il sistema del due per mille e con la regolamentazione delle donazioni. Al Senato l’esecutivo spinge per una corsia preferenziale che porti a una rapida approvazione. Altrimenti se il Parlamento non sarà in grado di riformare il sistema dei soldi ai partiti entro l’autunno il presidente del Consiglio Enrico Letta ha già minacciato di “risolvere” il problema con un decreto legge.

Ancora una volta al centro delle proteste dei Cinque Stelle c’è quella che viene indicata come una carenza di trasparenza richiesta dalla nuova legge. Il disegno di legge del governo infatti continua a non contenere sanzioni per le irregolarità dei bilanci, spiega il gruppo M5S alla Camera: “Trasparenza e sanzioni per irregolarità? Toh, dimenticate. Non presentano il bilancio? Succede nulla. Niente verbali e relazioni? Nulla. Dove vanno a finire i nostri soldi ai partiti? Ancora e sempre nel misterioso buco nero”. 

M5S: “La legge consegna politica a lobby e criminalità”
Per i Cinque Stelle la legge “è una presa in giro sfacciata e colossale. Passata sulla stampa di propaganda del governo come ‘Abolizione del finanziamento pubblico’, significa invece ‘Continuerete a pagare, come prima e persino più di prima’. Cosa ancora più grave, consegna ufficialmente la politica nelle mani dei grandi potentati economici, delle lobby e persino delle associazioni criminali che sono sempre alla ricerca di nuovi e più redditizi canali di riciclaggio del denaro sporco”. Il M5S denuncia una serie di storture contenute nel testo. “Ci sono partiti che possono iscriversi nell’apposito registro e accedere al finanziamento. E altri che non possono (indovinate chi? Per fortuna, dei soldi ce ne infischiamo)”, scrivono. “A pagare continua a essere lo Stato. Per l’anno in corso e prossimi tre anni (nel 2014, 91 milioni di euro; 54 milioni e 600mila per il 2015; 45 milioni e mezzo per il 2016 e per il 2017 circa 36 milioni 400 mila. A queste somme si aggiungono le donazioni dei cittadini così si fa stecca para pé tutti”.

“I cittadini possono devolvere il 2 per mille dell’Irpef ai partiti. Anche in questo caso pagano tutti, perché le minori entrate nelle casse dello Stato devono essere coperte da quelli che non ‘donano’ con le solite tasse”, prosegue il M5S, che nota tra l’altro come i partiti potranno “donare quanto vogliono ad altri partiti, così le coalizioni diventano patti d’acciaio firmati sugli assegni”. E “i benefici si allargano alla platea di partiti che si riferiscono a un gruppo parlamentare già costituito: così, chi fonda un partito oggi a elezioni avvenute (avete qualche idea? noi sì) o partitucoli di voltagabbana avranno comunque garantiti i vostri quattrini”. Infine, “chi effettua donazioni ai partiti può beneficiare di sgravi fino al 52 per cento. E chi copre queste minori entrate per le casse dello Stato? Cominciate a tirar fuori i portafogli…”.

Salgono le detrazioni per chi dona soldi ai partiti
Chi donerà soldi ai partiti godrà di detrazioni al 37% tra i 30 euro e i 20mila euro, al 26% tra i 20mila e i 70mila euro. E’ l’accordo nella maggioranza. Viene abbassata la percentuale sulle cifre più basse (era il 52%) e innalzata la soglia massima delle detrazioni. Il testo del governo prevedeva che per le erogazioni liberali dei privati ai partiti ci fosse una detrazione sull’imposta lorda del 52% per importi compresi tra 50 e 5mila euro anni, del 26% tra i 5.001 e i 20mila euro annui.

Dopo una lunga discussione nella maggioranza e, riferiscono, qualche tensione, è stato invece oggi dato il via libera a un emendamento che rivede percentuali e soglie. La nuova formulazione dell’articolo 9 della legge prevede un primo scaglione di detrazioni del 37% tra i 30 euro e i 20mila euro: scende così la percentuale (che era al 52%) per le donazioni di valore più basso, ma sale per le erogazioni tra i 5 mila e i 20 mila euro (passa dal 26% al 37%). Ma viene anche introdotto un secondo scaglione di detrazioni del 26% per le donazioni tra i 20mila e i 70mila euro (in mattinata era emersa un’intesa sulla soglia massima a 50 mila euro, che è stata dunque ancora innalzata). 

Meno soldi per chi non promuove quote rosa
I partiti che non promuovono le quote rosa nelle loro liste saranno penalizzati nei contributi: lo prevedono emendamenti del Pd e di Sel approvati dalla Camera con la sola astensione di M5S e Fratelli d’Italia. In particolare, se uno dei due sessi avrà meno del 40% dei candidati, le risorse destinate al partito verranno decurtate dello 0.50% per ogni punto percentuale in meno. Il contributo verrà decurtato di un ventesimo ai partiti che non destinino almeno il 10% di quanto spetta loro per iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica.

Salgono detrazioni per iscrizioni a scuole politica
Aumentano le detrazioni per l’iscrizione a scuole o corsi di formazione politica. Nel testo del governo era prevista la detraibilità del 52% per somme fino a 500 euro l’anno. La modifica innalza sia la percentuale che la soglia: è detraibile il 75% delle spese per la formazione politica, fino a un massimo di 750 euro l’anno.

Più fondi per la cassaintegrazione dei dipendenti dei partiti
Più fondi per la cassa integrazione dei dipendenti dei partiti politici per il 2015 e 2016. Ai 15 milioni già previsti per il 2014, l’emendamento della commissione approvato dall’Assemblea di Montecitorio ne aggiunge 8,5 per il 2015 e 11,25 per il 2016.

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