Il mondo FQ

Oscar 2014, la rivincita di Paolo Sorrentino

Icona dei commenti Commenti

La rivincita del Divo Sorrentino. Potremmo chiamarla così la prima volta del regista napoletano rispetto agli Oscar. Perché è lui, con La grande bellezza, a rappresentare il Belpaese ai prossimi Academy Awards, di scena il 2 marzo 2014. Mentre le nomination sono previste il 16 gennaio.

Rivincita perché nel 2008 arrivò appunto con il Divo in testa-a-testa con Gomorra di Matteo Garrone che poi ebbe i favori, ma mancò la nomination. Oggi la designazione da parte dei selezionatori (Nicola Borrelli, Martha Capello, Liliana Cavani, Tilde Corsi, Caterina D’Amico, Piera Detassis, Andrea Occhipinti e Giulio Scarpati) riuniti davanti a un notaio ha reso felice il solitamente sornione ed ironico regista, colto dalla notizia sul territorio brasiliano dove La grande bellezza sta partecipando a un festival.

“Non me l’aspettavo, sono molto felice. Sarà molto difficile, lo so, ma faremo di tutto per arrivare alla serata degli Oscar”. È vero, sarà difficile. Ma non impossibile. Il primo passo è entrare nella cinquina, cioè avere la “nomination” che sarà decretata a metà gennaio. Un risultato che manca all’Italia dal 2005 quando ad entrare nei “fab five” fu Cristina Comencini con La bestia nel cuore. Al di là del valore o meno del film, si trattò di un sapiente lavoro di lobbie effettuato dal produttore/marito/presidente ANICA Riccardo Tozzi, che seppe parlare il linguaggio meglio compreso dagli americani.

Perché alla fine, va detto, ottenere la Statuetta è (soprattutto) la sommatoria di capacità diplomatiche. Il resto è merito del film: i suoi premi, festival, temi, personaggi. La grande bellezza partiva favorito sulla manciata di connazionali, tra i quali vale la pena menzionare Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia (vincitore della Semaine de la critique all’ultimo festival di Cannes, e non è poco), Miele della “deb” Valeria Golino (anche lei a Cannes, in gara a Un certain regard) e Viva la libertà di Roberto Andò.

Favorito e saggiamente indicato: un film “grande” in ogni senso, applaudito a Cannes dove concorreva (Sorrentino ormai è un habitué), capace di reinventarsi – attualizzandola – la mescolanza decadente e dei sensi dei felliniani La dolce vita e Roma. La grande bellezza, si sa, è Roma, cioè il “megliopeggio” italico ed è il lavoro meno presuntuoso di un talento che sa di esser tale. Paolo Sorrentino se la vede con alcuni titoli internazionali di livello: da Walesa. Man of Hope del maestro polacco Andrzej Wajda a (probabile, ancora in shortlist in Patria), Il sospetto del danese Thomas Vinterberg, a Il caso Kerenes del romeno Calin Peter Netzer (fresco vincitore dell’Orso d’oro a Berlino) e a Gloria del cileno Sebastiàn Lelio (la cui protagonista Paulina Garcia è pure stata iridata alla Berlinale come miglior attrice).   





Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione