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Il Gangnam style israelo-palestinese

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Il filosofo diceva che la vita senza la musica sarebbe un errore. Come dargli torto, soprattutto dopo aver visto ciò che è accaduto nei territori palestinesi, a Hebron, la città sotto occupazione che il giornalista Gideon Levy ha definito “il luogo del male”.

È un pomeriggio di ordinari sospetti, una squadra di militari di leva israeliani pattuglia come ogni giorno i vicoli del centro storico per difendere i 700 coloni che dopo la guerra dei sei giorni si sono piazzati nel cuore della città, cacciando gli abitanti e murando gli accessi delle loro case. A un certo punto i ragazzi in mimetica – il servizio di leva in Israele dura 3 anni e scatta quando si è compiuto il diciannovesimo anno di età – sentono degli schiamazzi e musica a tutto volume. Si avvicinano e scoprono che dentro a un locale si sta celebrando una festa di matrimonio. Ci sono decine di altri giovani che ballano. Niente fucili, niente bombe solo jeans e magliette.

“Meglio controllare comunque” deve aver pensato uno dei soldati. In fondo si tratta pur sempre di una festa di “nemici”. Con l’elmetto ben calato tanto da coprirgli parzialmente gli occhi e il mitra assicurato alla cintola inizia ad avanzare lentamente tra il dj e la folla, quasi stesse strisciando dietro le linee nemiche, ma a un certo punto parte il refrain di Gangnam style e la platea impazzisce e con lei anche il soldato.

Prima in modo cauto poi sempre più disinvoltamente, il soldato si lascia prendere dall’atmosfera di festa e torna a essere quello che è: un ragazzo tra ragazzi, costretto dai grandi a fare la guerra, costretto a un compito ingrato che fa a pugni con la gioia di vivere. Quella che gli sale mentre altri ragazzi come lui, nati però dalla parte sbagliata, lo issano sulle spalle. Il pesante fucile a un certo punto si impiglia e ferma la sua danza, qualcuno glielo sposta per aiutarlo mentre un altro ragazzo, salito anche lui sulle spalle di un amico, gli dà la mano e per qualche secondo, ridendo, ondeggiano assieme come santi in processione.

Intanto gli altri commilitoni, anche loro divertiti, lo filmano con il telefonino e postano il video su Youtube. E la pattuglia viene sospesa dai superiori.





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