Il presidente Napolitano aveva fatto sapere di non aver ricevuto domanda di grazia da parte del condannato Berlusconi e dei suoi legali. Ora l’avvocato Longo, tra una smentita e l’altra, ci ha comunicato che invece la grazia sarà chiesta. Pare che ad essere più dubbioso sia l’avvocato parlamentare Ghedini che, giustamente, dal suo punto di vista, teme che la grazia possa essere letta come un segno di debolezza, una accettazione del principio di uguaglianza di fronte alla legge.  

Staremo a vedere, e comunque spetterà alla Procura acquisire le informazioni relative a un ravvedimento e a una piena accettazione della legittimità della sentenza e della corte medesima, a cominciare da quel giudice Esposito che continua ad essere nel mirino delle armate mediatiche di famiglia. Per altro sarà appena il caso di ricordare che Berlusconi ha già subito altre condanne, si è salvato in numerosi altri casi solo per intervenuta prescrizione, e grazie alle leggi da Lui volute, è in attesa di giudizio per altre imputazioni, dal cosiddetto processo Ruby a quello di Napoli dove l’ex compare De Gregorio lo accusa di aver acquistato i parlamentari necessari a far cadere il governo Prodi e a cambiare le sorti di una legislatura e non solo di quella.  

In queste condizioni un singolo provvedimento di clemenza potrebbe essere non sufficiente, forse solo un condono tombale su passato, presente e futuro, potrebbe corrispondere alle necessità dell’ex Cavaliere. In queste condizioni la eventuale concessione di una grazia corrisponderebbe, come grado di difficoltà, a un quadruplo salto mortale senza rete che, francamente, ci sentiremmo di sconsigliare a chiunque, anche all’attuale inquilino del Quirinale. Se ancora non lo avete fatto mettete una firma sotto la petizione lanciata dal Fatto per salvaguardare la Costituzione, le ragioni per farlo crescono, di ora in ora.

 

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