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La guerra civile delle truppe di B. come in un film di Vanzina

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Per carità, non è che le cose antiche devono per forza essere meglio di quelle moderne, anzi, quasi sempre è una fesseria dettata dagli anni che passano. Però, confesso, che se penso alle parole “guerra civile” mi viene in mente il partigiano Johnny, certe sue marce con la  mitraglia in spalla di qua e di là delle Langhe con i rastrellamenti tedeschi che salgono la collina, e la scrittura spigolosa di quel Fenoglio, che era spigoloso anche lui. Oppure certe pagine inestimabili di Pavese.

Insomma, non la farò lunga con le suggestioni letterarie: credo che un popolo, finché può, la guerra civile la dovrebbe evitare a tutti i costi. Se poi c’è il rischio che invece di Fenoglio o Pavese te la raccontino Signorini e Sallusti, beh, amici, diciamo no alla guerra civile evocata da Sandro Bondi!   

Solo immaginare lo scenario mette i brividi. Intanto ci sarebbe una pre-guerra civile per decidere chi sono i buoni e chi i cattivi. Insomma, che sarebbero i partigiani, i Johnny della situazione, e chi invece i tiranni? A sentire le Brigate Santanchè, i giannizzeri di Silvio sarebbero i ribelli che vogliono giustizia e libertà (almeno condizionata) e quegli altri il regime. Un po’ come dire che l’Ovra voleva beccare Pertini per frode fiscale. Lo vedete, non sta in piedi.

Poi ci sarebbe la faccenda delle montagne: Sankt Moritz è irrimediabilmente in Svizzera e non si può internazionalizzare il conflitto. Restano Cortina e Madonna di Campiglio dove, marciando l’esercito di Silvio con la neve al ginocchio o a mezza coscia, Brunetta sarebbe tagliato fuori. Il cane di Francesca Pascale, Dudù, una delle menti più lucide delPdL,avrebbeanchelui i suoi problemi.   

Naturalmente si può vedere tutto dall’altro lato, perché la guerra civile è sempre double-face. E immaginare l’Italia incensurata che si rivolta al regime ad personam, con tanto di Gran Sasso, Salò e infine Dongo, e i cinquecento pullman di domenica, nel caso, si potrebbero usare per tutte le Clarette.   

E poi, siccome siamo in Italia, in caso di guerra civile avremmo a che fare con molti badogliani, che è sempre una specie di tassa che si paga da queste parti quando il gioco si fa duro. Qualcuno che si alzerebbe a dire, ehi! Fermi! Siete due minoranze che bloccano il paese, però nello stile liftato di Antonio Polito, che mette sullo stesso piano un condannato e chi dice che deve andarsene. Un po’ come dire a ladri e polizia, ehi, siete due minoranze! Mah.   

Nella guerra civile avremmo poi il problema degli approvvigionamenti. Perché un conto era requisire qualche maiale e qualche gallina, come facevano il partigiano Johnny e i suoi compagni, e un altro conto, invece, è portare a spalla nei boschi della Lunigiana o dell’Ossola bigodini, asciugacapelli, estetisti, Spa con tanto di sauna, i sigari per Verdini, un vulcano finto per stupire gli ospiti e Capezzone per fare il portavoce con le popolazioni locali. Date retta, lasciate perdere. La guerra civile è una cosa seria, ancorché tragica e disperata. Qui non ci sono le condizioni, a meno che non la si voglia affidare ai Vanzina, o a Neri Parenti, magari con Lino Banfi che guarda già dalla collina e dice battendosi la pelata: “Arrivano i tedeschi, porca putténa!”.

E poi non so se potremo sopravvivere alle copertine di Chi? con Marina Berlusconi che piazza il mortaio e il titolo: “Vita sana all’aria aperta”.   

Non so. A occhio direi che è meglio evitare ‘sta guerra civile, però, intendiamoci, vedete voi, fate quello che volete, insomma. Solo, quando tornate portatemi un gelato.   

@AlRobecchi

il Fatto Quotidiano, 9 Agosto 2013

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