Quanti sono disposti a pagare il 17% di interessi per un prestito inferiore ai 5mila euro? Inutile strabuzzare gli occhi, visto che negli ultimi sei mesi la percentuale degli italiani che lo ha fatto è decisamente aumentata. Con i rubinetti delle banche praticamente serrati a causa della crisi è, infatti, schizzata la richiesta delle carte di credito revolving agli istituti bancari. Numeri alla mano, come emerge dall’ultimo Osservatorio SuperMoney sulle carte di pagamento, le tessere rateali sono arrivate a coprire il 46% delle domande totali pervenute a Visa, MasterCard e American Express, contro il 35,84% di quelle di credito e il 20,88% di quelle prepagate.

Le carte revolving rappresentano una particolare tipologia di credito in cui le spese non vengono automaticamente pagate a fine mese, ma possono essere rateizzate nel tempo. In pratica, la banca concede un prestito al titolare della carta che si impegna a rimborsare il dovuto in rate fisse o variabili, in cambio di un tasso di interesse aggiuntivo rispetto all’importo speso. I versamenti mensili, poi, saldano il debito e ricostituiscono il credito concesso dalla banca. Si tratta, quindi, di una forma di finanziamento più agevole rispetto al prestito tradizionale – non bisogna richiedere alcuna autorizzazione specifica per ogni singola operazione – che mette a disposizione del titolare una certa liquidità da spendere nell’immediato, ma il cui rimborso avviene nei mesi successivi a piccole rate.

Una bella comodità che, tuttavia, si paga a carissimo prezzo. Secondo l’ultimo comunicato della Banca d’Italia sui tassi soglia oltre i quali scatta l’accusa di usura nel caso delle carte revolving, il tasso effettivo globale medio (Taeg) rivelato nel trimestre luglio-settembre 2013 è, infatti, pari al 17% per importi fino a 5mila euro e al 12,13% per cifre superiori. Una percentuale più alta di diversi punti anche rispetto ai normali prestiti finalizzati, i cui tassi sono pari, rispettivamente, al 12% e al 10,15 per cento. I conti sono presto fatti. Tra la polizza assicurativa (a copertura del debito nel caso in cui si verificasse un’insolvenza delle rate), le commissioni per le operazioni on line, i servizi accessori a pagamento e le penali in caso di insolvenza, sono molte le voci di costo che caratterizzano le carte revolving di cui, va sottolineato, è invece complicato conoscere l’importo residuo, visto che il rimborso è alla francese e non si ha un piano di ammortamento.

Una mini-stangata che, tuttavia, non spaventa gli italiani che, tra rate dei mutui saltate, bollette da pagare e lo stipendio che non basta mai per arrivare a fine mese, hanno deciso di far ricorso a queste tesserine molto “care” per le quali vengono richieste garanzie minori. Se si paga con una carta a rimborso dilazionato, infatti, non si compila nulla se non al momento della richiesta della stessa. E nessuno, a parte il titolare e l’emittente della carta, saprà che si è comperato a rate. Con la differenza che, mentre se si chiede un prestito la società a cui ci si rivolge vaglia ogni singola pratica, con la carta viene concesso un plafond di spesa da utilizzare quando e come meglio si crede.

Stando ai dati SuperMoney, a livello territoriale è il Molise che conquista la palma d’oro nella classifica delle spese con carta revolving regione con un importo mensile di 1.127 euro, quasi il doppio rispetto alla media (683 euro). Seguono Trentino Alto Adige (893 euro al mese) e Calabria (781 euro). I cittadini più virtuosi sono quelli del Friuli Venezia Giulia che con le revolving spendono solo 424 euro mensili. Capitolo a parte per l’identikit dell’utilizzatore. Il 64% dei richiedenti ha un’età tra i 25 e i 45 anni. Senza sottovalutare che sono i giovanissimi a indebitarsi di più: nella fascia 18-25 anni la spesa sale, infatti, a 788 euro. E, forse, proprio perché più giovani, questi nuovi aficionados delle revolving non ricordano che nell’estate del 2011 i pm di Trani, grazie al lavoro della Guardia di Finanza, hanno scoperchiato un sistema perverso delle carte di credito revolving partendo da un’inchiesta sull’American Express che, poi, si è allargata a una decina di altre società finanziarie. Da allora, Bankitalia e Abi (Associazione bancaria italiana) hanno rivisto le regole sulle carte revolving, fissando paletti a tutela del consumatore con norme più severe per le banche che prevedono, tra le altre cose, di fornire un’informativa chiara e semplice in merito alle caratteristiche delle carte e di astenersi dalla prassi di inviare le tessere non richieste dalla clientela.

Articolo Precedente

Unicredit, utili calano del 25% in sei mesi. E si imbottisce sempre più di titoli italiani

next
Articolo Successivo

Mps, le larghe intese di Giuseppe Mussari per diventare numero uno dell’Abi

next