Un patrimonio da 100mila alloggi che la rende la più grande azienda di case popolari in EuropaUn buco da 80 milioni di euro che la rende una delle più disastrate. “L’Aler di Milano versa in una situazione di gravità finanziaria tale da essere esposta, a breve, non solo al rischio di insolvenza nei confronti dei propri creditori, ma anche all’impossibilità di far fronte ai pagamenti di stipendi e utenze”. Queste parole sono state pronunciate dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni in consiglio.

Che le cose andassero male lo sapevano tutti, nessuno poteva immaginare così tanto male. Da qui a fine anno il buco è stato quantificato in 80 milioni di euro. I dati sono contenuti nella relazione del nuovo commissario di Aler Milano, l’ex prefetto Gian Valerio Lombardi. Nel 2012 il mancato incasso per la morosità degli inquilini è stato di 52 milioni di euro, inoltre ha inciso e non poco l’Imu. L’ente possiede migliaia di palazzi e appartamenti, altrettanti ne gestisce per conto dei Comuni. Milano ne ha affidati all’ente quasi 30mila attraverso una convenzione rinnovata di recente. E’ per questo motivo che Maroni è subito andato a bussare alle porte di Palazzo Marino “per trovare una soluzione comune”.

La risposta del sindaco Giuliano Pisapia non è stata delle più concilianti: “Da sempre denunciamo le inefficienze di Aler. E’ una questione che affonda le sue radici nel tempo ed è frutto di 20 anni di malgoverno in Regione Lombardia”. Critiche all’ex presidente Roberto Formigoni, ma non solo. Il Comune non condivide il progetto di legge approvato dalla Giunta leghista del Pirellone per dare vita a Alpe, l’Agenzia lombarda della pubblica edilizia che andrebbe a riunificare le diverse Aler provinciali in un unico organismo. “L’accentramento non produce efficienza – è il commento dell’assessore milanese alla Casa Daniela Benelli – Levare di mezzo qualche cda fa risparmiare troppi pochi soldi. La gestione va territorializzata: servono un patrimonio minore e controlli maggiori”.

I conti di Aler Milano rappresentano un handicap per la partenza di Alpe, così come il suo gigantismo. Sovradimensionamento e fragilità. Le spese generali si aggirano sui 40 milioni di euro, l’esposizione debitoria per mutui è di 260 milioni. I dipendenti da stipendiare ogni mese: 1136. Tanti, troppi: “Il rapporto tra l’organico e il patrimonio gestito è di oltre il 50% superiore a quello delle altre aziende” ha ricordato Maroni. Non abbastanza da evitare il continuo ricorso a consulenze: nel 2012 questa voce di spesa è stata di 2,7 milioni. Difficile reggere con simili cifre, soprattutto se si aggiungono sprechi e mancanza di trasparenza. Ma anche la polemica sugli stipendi dei manager.

Negli ultimi anni la società è stata toccata da più di una inchiesta. Gare d’appalto pilotate, lavori affidati a pregiudicati, rapporti poco chiari con la politica, in particolare con l’area ex An che fa riferimento a Marco Osnato e Romano La Russa (entrambi finiti sotto indagine).

Di questa gestione disinvolta è accusato Loris Zaffra, che ha guidato Aler dal 2008 fino a poche settimane fa. Ex socialista, già arrestato per Tangentopoli, ha dovuto rispondere anche delle infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno della società. Aveva la sua scrivania in viale Romagna Teresa Costantino, figlia di Eugenio, l’ndranghetista arrestato per aver procurato i voti all’ex assessore regionale alla casa Domenico Zambetti.

Fa storcere il naso anche la nomina a commissario, voluta da Maroni, di Gian Valerio Lombardi che da prefetto disse che “a Milano la mafia non esiste”. “Il problema sono le scelte scellerate dei partiti sulle nomine dei dirigenti” dice Stefano Buffagni, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. “Le responsabilità del centrodestra lombardo sono pesantissime” aggiunge. Buffagni chiede un passo indietro sul progetto Alpe. Lo stesso fa il Pd regionale. “Cosa hanno fatto fino a oggi quelli che dovevano controllare l’attività di Aler – si domanda il consigliere democratico Onorio Rosati – Noi abbiamo proposto una valutazione semestrale dei direttori generali e la possibilità di revoca nel caso gli obiettivi non siano raggiunti”. L’amministrazione regionale si è data tre anni di tempo per risanare l’ente. “Se necessario a breve interverremo con un anticipo da 30 milioni di euro per assicurare le spese fondamentali” ha promesso l’assessore alla casa Paola Bulbarelli.

Le sue parole non rassicurano gli inquilini e i lavoratori di Aler. “La nostra preoccupazione è per loro, per i rischi concreti che stanno correndo – dice Stefano Chiappelli, segretario milanese del sindacato Sunia -Aler deve subire una riforma radicale. La Giunta pensa sia solo una questione di governance, mentre bisogna cambiare la legge regionale sulla casa, ripensare tutta la politica degli affitti”. Problema di particolare urgenza in questo periodo, con le famiglie che non sono più in grado di corrispondere i canoni imposti dal mercato. In Italia, nel 2012, gli sfratti sono stati 220mila. A Milano oltre 13mila, quasi tutti per impossibilità di pagare. Una situazione che le difficoltà economiche di Aler rischiano di peggiorare. “Il mix abitativo d’ora in poi dovrà essere orientato a sostenere maggiormente i bilanci di Aler, non ci si può basare solo sull’edilizia popolare” si è affrettato a dire il consigliere regionale Pdl Fabio Altitonante.

Subito stoppato dai sindacati inquilini: “Ogni giorno la gente finisce in mezzo a una strada, questa è una bomba sociale pronta a esplodere – conclude Chiappelli – Dobbiamo chiarirci: se Aler ha una vocazione sociale, come crediamo, il pubblico deve metterci dei soldi di proprio. L’edilizia popolare non può sostenersi solo con gli affitti, o, ancora peggio, con la vendita di un patrimonio immobiliare che vale 6 miliardi di euro”.

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