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Incidente Avellino. Ultima fermata: Monteforte Irpino

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La notizia di fatti come quello accaduto ieri sera a Monteforte Irpino stimola la produzione di un cocktail di pensieri, proiettato nel cervello lentamente, visto il rallentamento cagionato dallo choc.

Le immagini di tante vite spezzate all’improvviso, dopo un volo di trenta metri, rendono piccolo piccolo ogni tentativo di dare una giustificazione razionale a ciò che l’oggi ed il domani riservano. La mamma e il papà che portano i figli a fare una gita fuori porta, il pensionato che si concede un piccolo viaggio per distrarsi dalla routine: tutto schiantato tragicamente in una scarpata, senza possibilità di reazione alcuna al destino che ha deciso inappellabilmente per tutti.

Per una attimo ci si immedesima nei soccorritori giunti sull’A16 a recitare mestamente la propria parte, sullo sfondo uno scenario apocalittico in cui svolgere il proprio lavoro. Cosa avrà pensato il primo medico arrivato sul posto lungo la sua corsa in moto? E i vigili del fuoco? Ed i volontari? Impotenza, impossibilità, nonostante l’impegno, di salvare il salvabile, consapevolezza che ciò che è stato non è governabile. O almeno non lo è nel nostro tempo.

Si chiudono gli occhi per ascoltare, anche da chilometri di distanza, il lamento straziante dei parenti e degli amici delle vittime: un pugno nello stomaco di domenica sera destinato a rivoluzionare la storia di una famiglia e quella personale di ogni individuo trafitto dall’inatteso dolore.

I notiziari ed i giornali non parlano d’altro, il Paese si ferma attonito a meditare: è una meditazione, però, che può insegnare ben poco, anche alla luce delle prime ipotesi che sembrano pendere verso un guasto meccanico difficilmente prevedibile.

C’è solo condivisione, desiderio quasi puerile di voler piangere tutti insieme, di abbracciarsi e farsi forza per trovare energie necessarie alla continuazione della propria vita. Già, perché la loro, quella dei malcapitati, è finita ieri sera: per gli altri, invece, quasi a volersene infischiare di tutto, il viaggio prosegue inesorabile.

 

Davide Marciano

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