La vignetta incriminata è comparsa sulla porta dell’ufficio in Comune del gruppo di Sinistra Ecologia e libertà. Una fotografia con una ragazza di colore che parla ad una scimmia e dice: “Dai scherzo, non ti arrabbiare non volevo chiamarti Calderoli“. Una battuta per mostrare solidarietà al ministro all’integrazione Cecile Kyenge definita a sua volta “orango” dal vice presidente del Senato del Carroccio. A dieci giorni dall’episodio che ha creato una lunga serie di polemiche, il battibecco tra i politici di Bologna torna a far discutere sulla vicenda. Tanto che il capogruppo leghista in Emilia-Romagna Manes Bernardini chiede le dimissioni dei quattro consiglieri comunali di Sel a Bologna, dopo che il gruppo dei vendoliani in Comune ha esposto fuori dalla porta dei propri uffici un’immagine di una donna di colore che dà del ‘Calderoli a una scimmia.
Bernardini parla di “gravissimo episodio di razzismo al contrario che fa il paio col caso Garbin e dimostra come i ‘puritani di Sel siano in realtà i più intolleranti della piazza politica”. Bernardini annuncia che chiederà oggi in consiglio comunale le dimissioni dei rappresentanti di Sel. “Chiediamo al Pd e ai vertici nazionali di Sel di prendere immediatamente le distanze da questo inqualificabile gesto e di espellere, come fatto con Garbin, i quattro consiglieri, così da azzerare la presenza del partito tra i banchi consiliari”.
Lo scherzo non è stato apprezzato nemmeno dai vertici del partito. “Il Comune”, hanno dichiarato i capogruppo della commissione giustizia di Camera e Senato della Lega Nord, Nicola Molteni e Erika Stefani, “è la casa dei cittadini, della difesa del loro benessere e dei loro interessi non il parco giochi dei consiglieri di Sel che utilizzano le porte per affiggerci immagini di scherno a Calderoli. Si vergognino e la smettano di manifestare il loro razzismo al contrario. Chiediamo l’intervento immediato di Laura Boldrini e Nicola Vendola, massimi esponenti di Sel affinché i quattro consiglieri bolognesi di sinistra ecologia e libertà non solo si dimettano ma siano anche espulsi dal partito, oltre che per l’offesa a Calderoli anche perché dimostrano di svolgere il loro incarico come momento di svago e non di tutela della cosa pubblica”.