Il debito pubblico italiano segna un nuovo record. Nel primo trimestre del 2013 ha sfondato quota 130%, assestandosi al 130,3% del Pil, dal 127% del trimestre precedente. E solo la Grecia, sottolinea l’Eurostat, ha un debito più elevato dell’Italia, al 160,5%.

Nell’Eurozona, invece, il rapporto debito/Pil è salito nel primo trimestre dell’anno al 92,2% rispetto al 90,6% dell’ultimo trimestre del 2012, mentre nell’Ue a 27 dall’85,2% all’85,9%. Nel primo trimestre dello scorso anno il rapporto debito/Pil era rispettivamente dell’88,2% e dell’83,3%. Fra i Paesi membri, il debito più alto è stato registrato in Grecia (160,5%), Italia (130,3%), Portogallo (127,2%) e Irlanda (125,1%), mentre quello più basso in Estonia (10%), Bulgaria (18%) e Lussemburgo (22,4%).

Nei giorni scorsi anche la Banca d’Italia ha fatto sapere che il debito italiano ha raggiunto un massimo storico, salendo a maggio 2013 di 33,4 miliardi, a quota 2.074,7 miliardi. L’aumento, ha spiegato via Nazionale, “riflette principalmente l’incremento di 20,4 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (che hanno raggiunto 62,4 miliardi, contro 35,8 nel mese di maggio del 2012) e il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche del mese (11,5 miliardi)”.

Torna quindi il dibattito su come risolvere il problema del debito, che pesa sempre più sulle spalle dell’Italia. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha parlato nei giorni scorsi della possibilità di privatizzare per fare cassa e alleggerirsi dall’indebitamento. “Non è escluso che il Tesoro decida di cedere quote di società pubbliche – incluse Eni, Enel e Finmeccanica – per ridurre il debito”, ha affermato il ministro a margine dei lavori del G20 di Mosca, sottolineando che bisogna considerare anche la possibilità di “usarle come collaterali per la riduzione del debito”.

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