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Papa Francesco a Lampedusa, la politica e la mistificazione della carità

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Papa Francesco a LampedusaRicordate quando Giorgio Napolitano, dopo aver accettato l’investitura supplichevole di Pd, Pdl e Scelta Civica per un secondo mandato, si presentò alle Camere menando fendenti a destra e manca, accusando una classe politica misera di non essere riuscita a trovare una soluzione alla crisi istituzionale? Ed i nostri parlamentari, tutti in piedi a ricevere schiaffoni, si spellarono le mani in applausi.

Mi è tornata in mente questa scena leggendo i commenti entusiasti di vari rappresentanti istituzionali, non solo italiani ma di tutta Europa, in risposta alla visita di Papa Francesco a Lampedusa. Il quale Papa, con la bonomia e la sincerità che gli sono proprie, è andato giù durissimo, con accuse di egoismo, insensibilità ed incapacità di affrontare un problema di tale dimensioni. Bene, bravo, bis: applausi da tutti, finalmente uno che parla chiaro alle nazioni.

E’ chiaro che il Papa non ce l’aveva con noi singoli cittadini italiani. Che anzi, tranne le irriducibili frange razziste che si sono ormai posizionate fuori dalla storia, siamo in maggioranza pronti a dare una mano compassionevole e caritatevole ai più bisognosi. Come dimostrano i gesti di solidarietà verso gli immigrati degli stessi lampedusani o, in passato, dei cittadini pugliesi che dettero da mangiare e bere agli immigrati in fuga dai centri di accoglienza.

L’obiettivo della reprimenda era evidentemente un’Europa che nel corso degli anni ha sempre trattato il fenomeno migratorio con un approccio di sicurezza pubblica, lasciando sola l’Italia e premurandosi solo di blindare le frontiere di modo che gli immigrati non si sparpagliassero nel Vecchio Continente. E’ un atteggiamento anti-storico, che si rifiuta ostinatamente di considerare l’immigrazione per ciò che realmente è: una componente di un processo più ampio di libertà di movimento e contaminazione, che si sta affermando per le merci, per i capitali ed anche per le persone. Una persona migra verso altri lidi perché conta di assicurarsi un’opportunità di vita migliore: lo stanno facendo i nostri giovani oggi, schiacciati dall’immobilismo nazionale e dalla mancanza di prospettive lavorative, e lo stanno facendo anche le classi dirigenti che delocalizzano e spostano personale europeo, anche altamente qualificato, laddove vi sono maggiori opportunità di valorizzazione. Qualcuno si sognerebbe mai di fermare questa migrazione?

Il fenomeno migratorio è un processo che riguarda la lotta alla povertà, certo, ma anche la visione di un mondo dove ciascuno avrà il diritto di vivere ed operare dove meglio crede e dove ritiene di avere maggiori chances personali e professionali. Questo è l’elemento fondante da considerare quando si affronta un tema di questo genere, che è di tipo macro-economico, sociale, di parità di diritti e di libertà individuali.

Per questo sono preoccupato dalle reazioni dei politici europei: questi peana per Papa Francesco mi paiono un trappolone. Badateci bene: tutti i commenti sono caratterizzati da un’ampia dose di buonismo, nel tentativo di caratterizzare l’intervento del Papa dal punto di vista umanitario, caritatevole e di solidarietà. Insomma, lo vogliono presentare come un tema che deve trattare il Papa perché bisogna portare conforto ai più deboli.
Svilendo per l’ennesima volta il dibattito e deviando l’attenzione da quello che noi cittadini dobbiamo pretendere: una politica globale che normi una volta per tutte, senza se e senza ma, il diritto dei cittadini a vivere nel mondo, e non nei confini stretti di una singola nazione.

 

 

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