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Tav Torino – Lione: ma chi lo vuole?

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venaus no tavChi conosce un minimo la storia del Tav (ovviamente Torino – Lione, e quale sennò?) sa benissimo che a volerlo è sempre stata l’Italia e solo e unicamente per fare un grosso piacere ai compagni di merende, e cioè quelle imprese di costruzioni che purtroppo dominano la scena e consumano il territorio, rubandoci il futuro. Alla Francia non è mai fregato nulla del Tav: tanto è interessata alle proprie linee veloci interne quanto non gliene può fregare di meno di collegarsi all’Italia (o alla Spagna). È stata sempre il nostro (ma mio no) paese a battersi a livello europeo perché la linea rientrasse tra le opere prioritarie e poter così ottenere i finanziamenti, perché altrimenti faceva le nozze con i fichi secchi. Per poter poi strombazzare i nostri politici ai quattro venti: “E’ l’Europa che la vuole, è l’Europa che la vuole”.

La Francia ha subìto, tant’è che per convincerla l’Italia si è addirittura addossata costi di realizzazione che non le competevano. Insomma, un bagno di sangue.

Ma la Francia non ha sempre subito passivamente. Prima è stata la Corte dei Conti a esprimere perplessità sul costo dell’opera, e oggi una commissione di esperti ha deciso di declassare tra le opere non prioritarie il Tav: “dopo le «premières priorités» e prima degli «horizons lointains»”. E se lo dice un giornale organico ai Sì Tav come La Stampa di Torino c’è davvero da crederci. Non vorrei essere nei panni di Virano o Esposito quando hanno saputo la notizia.

Ieri sera sono stato al presidio di Venaus, sorvegliato dalla Digos. C’era una serata conviviale cui hanno partecipato anche rappresentanti del Coordinamento No CMC. La CMC è la cooperativa “rossa” che, oltre che qui in Val Susa, porta l’italico cemento nel mondo. Non c’è rassegnazione nel popolo No Tav, tutt’altro. Esso ha già vinto la sua battaglia: ha mostrato al mondo che il re è nudo, ha denunciato la liaisontra politica ed affari, ha dimostrato che si può creare un bellissimo rapporto di solidarietà e mutualità tra la gente.

Ma tutti sanno che solo la crisi può dire la parola finale. Solo così si sarà costretti a rinunciare a sporchi affari: TAV su tutti.

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