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Banche cinesi alle strette

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Se in un mercato noioso come quello interbancario i tassi si impennano verso il 30%, contro il 3% del mese prima, un flashback da sconquasso Lehman percorre le rètine incollate al Bloomberg. Tanto più se questo mercato è in Cina, il salvagente della crescita mondiale, e se il contagio ricaccia l’azionario verso i tempi bui di inizio 2009.

La normalizzazione della politica monetaria globale si abbatterà violentemente sulle istituzioni propense al brivido della vita spericolata ma con capitali lillipuziani. In Cina il volume del credito è salito dal 120% al 200% del Pil in 5 anni e il tasso di crescita ha raggiunto il 23% annuo a fronte di un Pil nominale che si espande meno del 10%. In sostanza per alimentare il mantice di un’economia afflosciata (ed esorcizzare lo spettro di rivolte sociali) la politica economica ha pompato la finanza allegra. Ad innescare le tensioni di questi giorni è stato un brutale rapporto di Fitch sullo stato calamitoso delle banche cinesi.

Alla visione apocalittica si contrappone la rassicurazione della banca centrale: l’impennata dei tassi è una frustata inferta ai banchieri, messi sulla graticola da Fitch, ebbri di shadow banking e stravaganti prodotti speculativi. Le autorità avrebbero volutamente lasciato schizzare i tassi, rifiutandosi di iniettare liquidità, per dare un assaggio del destino riservato agli acrobati dei bilanci opachi.

In effetti è improbabile che l’autorità di supervisione si sia fatta prendere alla sprovvista, visto che ha il naso, anzi una serie di proboscidi, saldamente piantate nelle stanze che contano. Pertanto la chiave interpretativa coinvolge il livello politico impersonato dal neo Ministro delle Finanze, Lou Jiwei, ex capo del fondo sovrano China Investment Corporation. Un tecnocrate ben informato sul sistema bancario, perché la CIC vi aveva investito 200 miliardi di dollari. Il governo sarebbe determinato a domare gli eccessi accettando le ripercussioni a breve e i dolori della finanza in astinenza da droga monetaria. Si preannuncia uno spettacolo per stomaci robusti. Nel sistema bancario, come nelle reti fognarie, si depositano le scorie dell’economia. Scoperchiando i tombini è raro che si spanda un effluvio.

 

il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2013

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