Ricorre quest’anno il novantesimo anniversario del premio Nobel per la Medicina conferito a Frederick Banting e John J. Macleod per la scoperta dell’ormone insulina. In tutte le scienze l’importanza di una scoperta viene valutata per la sua rilevanza ai fini del chiarimento di un problema di riconosciuto rilievo; nella medicina a questo parametro se ne aggiunge un altro: che la scoperta sia pertinente ad una malattia grave, di grande diffusione. In questo senso, pochissime scoperte della medicina possono essere considerate maggiori di quella di Banting e Macleod: l’isolamento di un ormone la cui carenza causa il diabete mellito una malattia le cui varie forme colpiscono circa il 3% della popolazione mondiale. Si stima che il solo diabete giovanile di tipo 1 (la forma più grave) colpisca tra 10 e 20 milioni di individui nel mondo. Questa malattia se non trattata è mortale con decorso di alcuni anni dalla diagnosi.

L’insulina è l’ormone prodotto da cellule specializzate situate nelle isole di Langerhans del pancreas, necessario alle cellule dell’organismo per metabolizzare il glucosio. Poiché è una proteina e poiché il pancreas produce molti enzimi capaci di degradare le proteine, l’isolamento dell’insulina dal tessuto pancreatico aveva a lungo frustrato i tentativi dei ricercatori: l’ormone veniva digerito durante le procedure di purificazione. Banting, lavorando con Charles Best riuscì in questa impresa utilizzando una procedura alquanto complessa: sottoponeva l’animale da esperimento (il cane) alla legatura chirurgica del dotto pancreatico. Questo causava la degenerazione e morte delle cellule produttrici degli enzimi digestivi, mentre non aveva effetto sulle cellule produttrici di insulina. Quando l’animale veniva sacrificato per isolarne il pancreas e purificare l’insulina, gli enzimi digestivi non erano più presenti. La sostanza così purificata aveva il potere di curare il diabete, indotto artificialmente in altri cani mediante asportazione chirurgica del pancreas.

Gli esperimenti di Banting e Best furono svolti in soli due anni, 1920-21; l’uso clinico dell’insulina sull’uomo richiese però ulteriori studi per ottenere un preparato di purezza sufficiente ad evitare le reazioni allergiche ed iniziò effettivamente nel 1922. Si era nel frattempo passati dall’insulina del cane a quella bovina che poteva essere preparata dal pancreas di animali macellati, disponibile in grande quantità. La ditta che si fece carico dell’effettiva purificazione dell’insulina su larga scala fu la Eli-Lilly. La stessa ditta passò nel 1982 alla produzione di insulina umana ricombinante, cioè sintetizzata da lieviti o batteri geneticamente modificati, nei quali era stato artificialmente inserito il gene umano. L’uso di insulina umana ricombinante per la terapia del diabete è più sicuro di quello dell’ormone bovino, soprattutto perché questa non causa sensibilizzazione immunologica e non può trasmettere malattie infettive. E’ impossibile calcolare quanti pazienti siano stati trattati e salvati da morte certa grazie all’insulina dal 1922 ad oggi; certamente molte decine di milioni.

Nella storia della medicina l’insulina vanta anche altri primati e altri premi Nobel: è la prima proteina della quale è stata determinata la struttura chimica primaria, da Frederick Sanger nel 1951-52 (per questa scoperta Sanger ottenne il suo primo premio Nobel per la Chimica nel 1958; ne ottenne un secondo, nel 1980, per il sequenziamento del Dna). E’ inoltre tra le prime proteine delle quali sia stata determinata la struttura tridimensionale mediante la tecnica della cristallografia a raggi X (da Dorothy Hodgkin, premio Nobel per la Chimica nel 1964), e tra le prime che siano state ottenute in organismi geneticamente modificati mediante le tecniche del Dna ricombinante; tra queste è la prima ad essere stata usata come farmaco.

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