Arthur Miller aveva preso spunto dal fatto storico avvenuto a fino ‘600 in Massachusetts per scrivere più di 50 anni fa una critica feroce al maccartismo negli Stati Uniti. Ora le streghe di Salem tornano a essere simbolo dell’inquisizione. E a farne le spese potrebbe essere nientemeno che lo Stato italiano.

Il novello malleus maleficarum è lanciato dal vescovo di Ferrara Luigi Negri, esponente di primo piano di Comunione e Liberazione, che ha posto all’indice il nuovo film di Rob Zombie. Il cantante heavy metal si è messo dietro la camera da presa per raccontare, con The Lords of Salem, una discesa agli inferi dell’età contemporanea, non lesinando – secondo i detrattori – contenuti blasfemi verso la religione cattolica. In Italia la pellicola è stata vietata ai minori di 14 anni. Troppa indulgenza secondo monsignor Negri, che esprima in proposito “profondo e totale dissenso”.

Il vescovo, già finito sulle pagine del Fatto per alcuni interventi ‘temporali’ su Berlusconi e il caso Ruby e su Grillo e il Movimento 5 Stelle, questa volta scaglia il suo ultimo anatema contro il parere delle Commissioni per la revisione cinematografica, che fa capo al Dipartimento dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. “Mi risulta che nella mia, come in tante città italiane, in diverse sale cinematografiche sia stato proiettato un film realmente e incredibilmente anticattolico: Le streghe di Salem”, definito “un misto di satanismo, oscenità, offese alla liturgia e alle realtà ecclesiali che rasenta livelli difficilmente tollerabili per una coscienza autenticamente laica e civile, ancor prima che cristiana”. Ad aggravare il quadro già demoniaco, si aggiunge il fatto che “lo Stato in questo caso non ha neanche esercitato la sua funzione di prevenzione nei confronti dei minorenni che quindi, sopra i 14 anni, possono vedere liberamente questo film traendone probabilmente orrende convinzioni nei confronti della tradizione cattolica del nostro Paese che, piaccia o no ai signori del vapore, rappresenta la convinzione di una parte consistente del nostro popolo”.

Ad accompagnare la pellicola verso il rogo potrebbe esserci anche il Concertone del Primo Maggio. L’arcivescovo infatti “ha potuto vedere con i suoi occhi”, si legge in una nota del Sir, una “squallida imitazione della consacrazione e dell’elevazione dell’ostia rappresentata da un preservativo agitato davanti alla folla come se fosse il corpo vero del Signore”, per di più “a qualche centinaia di metri dalla basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma”.

Ci sarebbe materiale sufficiente quindi per scatenare le ire del reverendo John Hale, l’esperto di occultismo della pièce di Miller, che non avrebbe indugi a indicare il patibolo. Negri si accontenta di aver “incaricato una commissione di giuristi” di aiutarlo a verificare se sussistano le condizioni per “una contemporanea querela agli organizzatori del convegno del primo maggio e allo Stato che non ha vigilato su ciò che viene proiettato liberamente nelle sale italiane”. Una via legale che il sacerdote sarebbe pronto a percorrere “non solo perché il film è stato proiettato nell’ambito della sua Chiesa particolare” ma perché l’arcivescovo “non può dimenticare che per lui, come per tutti i vescovi cattolici, Roma è Roma, cioè è la Chiesa che presiede a tutte le altre Chiese nella verità e nella carità”.

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