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Il Fattore K esiste ancora

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Dalla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto a “siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto” di Bersani c’è un legame: è il fattore K, che ancor’oggi domina la politica. 

Alberto Ronchey lo inventò nel ’79 per spiegare il mancato ricambio delle forze politiche al governo, un’alternanza impedita dalla forte presenza del partito Comunista che non poteva andare al potere e consegnava alla Democrazia cristiana il comando dell’Italia. Sono passati anni ma la musica non pare cambiata. Nel ’94 la “gioiosa macchina di guerra” sembrava destinata a vincere contro Silvio Berlusconi. Invece si schiantò contro l’esito elettorale. Poi toccò a Massimo D’Alema, che arrivò a farsi eleggere premier, ma rimase in carica dall’ottobre ’98 all’aprile 2000 e si concluse in malo modo, con una bruciante sconfitta. La maledizione del Fattore K è scesa alfine su Pierluigi Bersani. Che aveva la certezza di vincere, invece si è pure lui fracassato contro le urne elettorali. Dal Pci al Pd sempre la stessa cosa: nessun uomo che arriva dall’esperienza comunista riesce a salire stabilmente al potere e quando ci riesce, come D’Alema, poi viene bocciato dall’elettorato. Per governare, il Centrosinistra si è dovuto affidare a ex democristiani o ex popolari, benché siamo in minoranza, mentre le quote azionarie di maggioranza siamo ben salde nelle mani degli ex Pci.

Alla fine, saranno proprio i dirigente del Pd a chiedere a Renzi di candidarsi a premier, a meno che non vogliano far perdurare il Fattore K: mantenere il gruzzolo di voti e rassegnarsi all’opposizione, lasciando via libera ai vari Berlusconi. Per scomparire dalla politica che conta. Quasi ininfluenti, benché dotati di una valigia piena di voti.

E Barca non Barca sarà, di fatto, Renzi che governerà sul partito!

Non è pure un mistero che la sinistra storica sia quasi sempre arrivata in ritardo a interpretare i cambiamenti politici, per poi rincorrerli. L’ennesima prova provata è con Grillo, dapprima sottovalutato e ora temuto. Ma hanno davvero capito cosa sta dietro al successo del M5S?

Con la bocciatura di Marini la musica potrebbe davvero cambiare, forse una volta per tutte. Intanto che il Centrodestra è bloccato dietro a Berlusconi, il Centrosinistra può giocare la carta del cambiamento. Ce la farà? 

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