Parte l’istruttoria del Csm sulla richiesta di tutela avanzata dal procuratore di Torino Giancarlo Caselli che si è sentito destinatario di “accuse e allusioni suggestive” da parte del presidente del Senato Pietro Grasso, ospite della trasmissione di La7 “Piazza Pulita”. La Prima Commissione del Csm, che ha il compito di valutare se ci siano o no i margini per un intervento a difesa del procuratore, ha deciso di acquisire il video dell’intervento di Grasso.
Il presidente del Senato aveva criticato le inchieste condotte come una “gogna pubblica”, insomma quei procedimenti “spettacolari” che “distruggono carriere politiche” ma finiscono in un nulla di fatto e, tra l’altro, portano alle “ritorsioni” contro i magistrati e alle “controriforme” che danneggiano il sistema. Caselli si era sentito bersaglio di quelle parole pronunciate proprio – aveva fatto notare – nel giorno della condanna di Marcello Dell’Utri per mafia, all’esito di un’inchiesta condotta quando lui stesso era a capo della procura di Palermo. Non è affatto scontato che la Commissione accolga la richiesta di Caselli: perché sia data la tutela occorre che la lesione del prestigio non riguardi semplicemente il singolo magistrato ma l’istituzione che rappresenta e che sia tale da determinare “un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria”; e serve il voto favorevole della maggioranza dei componenti della Commissione.
Secondo Caselli dall’ex collega, ora a Palazzo Madama, erano arrivate “accuse e allusioni suggestive” che avevano presentato “in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. Per il magistrato Grasso “si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e allusioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. Nella lettera, indirizzata al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, Caselli rimproverava a Grasso un “comportamento” che ”mi appare innanzitutto per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato. Ritengo inoltre detto comportamento profondamente lesivo dei miei diritti e della mia immagine in particolare là dove si insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne mediatiche ma restano senza esiti mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all’osservanza della legge, al rispetto dei presupposti in fatto e in diritto necessari per poter intervenire e alla rigorosa valutazione della prova”. Un comportamento “ancor più delegittimante nei miei confronti” se si pensa – osserva il magistrato torinese – che si è tenuto “nel giorno stesso in cui veniva pronunciata dalla Corte d’Appello di Palermo sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, sentenza relativa a un procedimento avviato dalla procura di Palermo quando il sottoscritto ne era a capo”. Caselli chiede al Csm di “essere adeguatamente tutelato” e annuncia di riservarsi “ogni iniziativa al riguardo”.
L’ex procuratore nazionale Antimafia durante l’intervento, richiesto per controbbattere alle critiche del vice direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, aveva più volte sottolineato le differenza di metodologia con Caselli dopo aver affermato che “ci sono stati molti processi spettacolari che hanno portato ad assoluzioni. Ma non faccio nomi, non sarebbe elegante…’’. ‘’Ho avuto dei buoni maestri come Caponnetto che in un suo libro rispondeva alle accuse di non aver proceduto contro l’ex sindaco di Palermo dicendo che questo tipo di processi sarebbe stato sbagliato perché seppur spettacolari sono quelli che portano alle controriforme contro i magistrati, con ritorsioni che danneggiano il funzionamento della giustizia. Pensare ad inchieste come una gogna pubblica, efficace perché distrugge un carriera politica, è una deviazione della funzione delle indagini – aveva sottolineato – è anticostituzionale perché la Costituzione dà il potere al magistrato di indagare in funzione del processo. Questi sono i miei maestri – sottolineava– e ho seguito il loro esempio’’.