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Csm, Vietti difende i togati: “Documento legittimo, non riduce la libertà degli altri”

Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura: "Era importante dare una risposta sobria e unitaria per evitare di offrire letture strumentali di una magistratura o che si sentisse assediata o che andasse all'attacco". Ma il laico del centrodestra Romano: "Iniziativa irrispettosa e scorretta"
Csm, Vietti difende i togati: “Documento legittimo, non riduce la libertà degli altri”
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Un documento legittimo che non riduce la libertà di pensiero degli altri componenti del Csm. Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Michele Vietti difende l’iniziativa del documento diffuso da togati e laici di centrosinistra. “Era assolutamente legittimo – spiega Vietti – nessuno voleva strangolare un dibattito o eliminare la libera manifestazione di pensiero dei singoli consiglieri dei gruppi”. Ieri – ha continuato Vietti – “era importante, in quanto istituzione, dare una risposta sobria e unitaria per evitare di offrire letture strumentali di una magistratura o che si sentisse assediata o che andasse all’attacco”. “La magistratura ha raccolto l’invito del Capo dello Stato – prosegue il vicepresidente del Csm – a rispondere con equilibrio e pacatezza anche di fronte a episodi che lo stesso presidente Napolitano ha definito di una gravità senza precedenti”. 

La presa di posizione di Vietti si è resa necessaria soprattutto dopo le polemiche dei membri laici del centrodestra all’interno del consiglio. Ancora oggi è Bartolomeo Romano a definire il comunicato di togati e laici di centrosinistra irrispettoso e scorretto “perché ha aggirato un accordo fatto sulla base della convinzione che occorresse rispettare il principio secondo cui non si commenta l’opinione del presidente del Csm, cioè il Capo dello Stato”. L’accordo di ieri, prosegue Romano, “era sembrato a tutti ragionevole, avevamo perfino accettato che Vietti leggesse una versione riassunta e non integrale rispetto al testo originario, del comunicato del presidente Napolitano, espungendo dal testo parti significative in cui il presidente faceva riferimento all’importanza del ruolo della politica e, in particolare, dello schieramento definito testualmente dal presidente ‘giunto secondo a poca distanza dal primo’ alle elezioni”. Per Romano, quanto accaduto ieri rientra “nel solito modo di fare all’italiana: si fa un accordo e subito lo si viola nei fatti”.

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