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Prof Monti, mister Hyde e altre metamorfosi

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Scegliete voi: o qualcuno ha sciolto dell’acido negli acquedotti, oppure è in corso la campagna elettorale. Attenzione. Il fatto che sia in corso una campagna elettorale, non esclude per niente che scorra Lsd dai rubinetti: il combinato disposto delle due cose risulta, in effetti, micidiale. E però non si spiegano altrimenti alcuni spettacoli improvvisati sul proscenio della vita politica. La storia del professor Monti e di Mister Hyde è abbastanza rivelatrice e non si può spiegare che con una misteriosa pozione. Egli, dopo aver aumentato ogni tipo di tassa possibile e immaginabile, si ritrova a dare l’assalto alle tivù promettendo di abbassare le tasse. I conduttori, probabilmente anche loro sotto l’effetto di sostanze psicotrope, annuiscono come se fossero pronti a crederci. La campagna elettorale spinge il professore a un gesto contro natura: sembrare simpatico, cosa che non gli riesce, ma, come dire, apprezziamo il tentativo. Si è pure fatto riprendere con in braccio un bimbo poco più che neonato. Probabilmente era il regalo di un padre allo stremo: “Senta, visto quanto posso detrarre di assegni familiari, questo se lo tenga lei”. Sorriso, flash, ecco il Monti umano. Andiamo, è possibile crederci? Eppure.

Altro bell’esempio di metamorfosi è Bobo Maroni. Sentirlo citare Che Guevara mette un brivido meraviglioso, come sentire Don Rodrigo che apre un’agenzia matrimoniale. “Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso”, recita a memoria dalla giungla bergamasca, con quel cipiglio da statista delle valli che rimanda a una vecchia micidiale battuta di Beppe Viola: “Per essere un genio dovrebbe essere tutto diverso”. E nessuno che gli ricordi altre massime, tipo “El niño che non estudia non es un buen revolucionario”, detta peraltro ai tempi in cui non si potevano comprare le lauree in Albania. Di tutte le metamorfosi disponibili, quella della Lega è la più strabiliante: è bastato agitare due scope e pensionare il vecchio leader per completare un restyling che ad altri avrebbe preso anni. Delle cose che avevano promesso, dall’indipendenza al federalismo, ne hanno realizzata una sola: la ristrutturazione del terrazzo della casa di Bossi.

Ora, il problema non è di facile soluzione: chi è meno presente a se stesso, i leader in corsa disposti a dire qualunque cosa, o i loro interlocutori televisivi? O gli elettori che ci cascano? Poi, ovvio, gli effetti della campagna elettorale agiscono in modo diverso su ogni organismo. Angelino Alfano, per esempio, ha sviluppato l’arguzia. Alla domanda su come mai pulendo le liste del Pdl si fossero dimenticati più di una ventina di indagati/condannati/rinviati a giudizio, si è lanciato in un ragionamento avvitato/carpiato di notevole fattura. Argomentando (allacciate le cinture) che si tratta di una vittoria, perché pulendo – anche pochino – le liste, hanno levato alla sinistra un argomento per la campagna elettorale. “Abbiamo vinto”, ha detto proprio così, vincendo per ko tecnico, dal momento che ogni italiano in ascolto si è alzato dal divano con le mani alzate, rendendo omaggio, se non al talento, almeno all’abilità attoriale: è riuscito a dirlo senza ridere. Giorno per giorno, i sondaggi ci dicono quale performance ha pagato di più, quale non ha funzionato, quale ha fatto un po’ smottare il consenso. Una specie di hit parade delle cazzate che si segue con il fiato sospeso. In attesa della disintossicazione che comincerà il 26 febbraio.

 Il Fatto Quotidiano, 31 Gennaio 2013

 Twitter:  @AlRobecchi

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