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Truffa all’Inps, ritiravano pensioni di persone morte. Rubati 400 mila euro

Un dipendente della sede di Imola aveva contraffatto nel database dell'istituto i dati di otto defunti. Un sistema che gli ha permesso di sottrarre indisturbato somme ingenti per parecchi anni, poi divise con la moglie, di professione dipendente pubblica, un parente, e un amico imprenditore
Truffa all’Inps, ritiravano pensioni di persone morte. Rubati 400 mila euro
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Ripescava i nomi di persone morte anche 10, 20 anni fa, metteva in piedi delle pratiche fasulle e pagava dei sostanziosi ratei pensionistici, anche 10 mila euro per volta, a moglie, parenti e amici per poi spartirsi con loro il bottino. Lui era considerato un dipendente impeccabile da molti anni nella sede dell’Inps di Imola. A quanto pare era anche un bravissimo informatico visto che in quattro anni, inventando procedure fittizie nel sistema, ha rubato all’istituto previdenziale almeno 400 mila euro. La truffa è stata scoperta dagli uomini della Squadra mobile di Bologna, insieme alla Guardia di finanza di Imola e alla Polizia postale. Dalla prima mattina l’uomo, Andrea Ventura, è ai domiciliari nella sua abitazione.

La truffa andava avanti almeno dal 2008, ma forse anche da molto tempo prima, visto che per gli anni precedenti il sistema informatico utilizzato era differente e non è chiaro se e quanti soldi l’uomo possa essersi intascato. Tutta l’inchiesta maturata dall’autunno scorso e coordinata dal sostituto procuratore Antonello Gustapane, nasce casualmente da alcuni controlli patrimoniali delle Fiamme gialle di Imola. Chiesti dei chiarimenti in una banca, i finanzieri si accorgono infatti di alcuni nomi di deceduti che si ripetono nel tempo sotto la voce ratei pensionistici. Operazioni sospette tanto che subito viene contattata l’Inps. L’istituto immediatamente capisce che c’è stata una truffa: quei nomi che ricorrono più volte infatti appartengono a persone morte molti anni prima e i ratei, che non sono altro che dei crediti con l’Inps che una persona deceduta vanta e che spettano in eredità ai parenti, solitamente si liquidano in una sola e unica tranche.

Da qui le indagini, che fanno subito risalire al tecnico informatico. L’uomo, incensurato, usando i nomi di almeno otto morti, creava tutta la procedura e poi girava tutto verso dei conto correnti alla moglie, una dipendente pubblica, al genero e a due amici dei quali uno è imprenditore facoltoso di Brescia. Quando il dipendente Inps, che pare non avesse complici all’interno dell’istituto, era pronto a versare i denari nei conti dei suoi complici, li avvisava con dei messaggini sms. Tutti in tema sportivo: “Domani si gioca, uno fisso”. Le operazioni di liquidazione del denaro, versato in almeno 18 conti in banca tutti sequestrati, avvenivano insieme a decine di altri pagamenti regolari: in pratica Ventura riusciva a camuffare i suoi falsi ratei (si tratta di pagamenti da 10-12 mila per volta) tra quelli veri. Poi il capo-banda intascava il 70-80 % del maltolto e il resto lo lasciava ai suoi complici.

Tutto troppo facile per uno esperto. La frode riusciva anche perché l’Inps non ha un sistema di allerta informatica che segnali ripetizioni di nomi sospette e anche perché i ratei fasulli erano detassati e i pagamenti non passavano per il controllo incrociato dell’Agenzia delle Entrate.

Tutti i complici del dipendente infedele sono stati denunciati insieme ad Ventura per concorso in frode informatica aggravata. All’informatico ora agli arresti e sospeso dall’istituto previdenziale, sono stati sequestrati beni immobili per il valore di un milione di euro. Tra questi una villa tra Ravenna e Imola, a Casola Valsenio.

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