Mondadori vende il fornitore e poi tira sul prezzo. Il braccio di ferro riguarda la ex società di stampa dell’editrice di Segrate, la Mondadori Printing Spa – con stabilimenti a Verona, Pomezia, Melzo e Cles – che il gruppo di Marina Berlusconi prima si è venduto e poi ha chiesto ai nuovi proprietari sconti consistenti sulle commesse, mettendo a serio rischio posti di lavoro, visto che queste commesse rappresentano il 60% del fatturato della Pozzoni. Gruppo grafico bergamasco, quest’ultimo, divenuto a gennaio del 2012 proprietario al 100% dell’ex “braccio stampatore” della società di Segrate.

Singolare che la richiesta della Mondadori modificare fino al 30% in ribasso i prezzi, peraltro fissati fino al 2017 nel contratto di cessione siglato nel 2008 con Pozzoni, arrivi una volta che la società editoriale milanese è uscita del tutto dalla Mondadori Printing. A gennaio dell’anno da poco conclusosi, infatti, il gruppo bergamasco ha esercitato la propria opzione di acquisto del restante 20% della Mondadori Printing, concessa a Pozzoni nell’ambito del contratto preliminare, eseguito il 19 novembre 2008, relativo alla cessione dell’80% della società, in cui erano concentrate le attività della divisione grafica dell’editrice della famiglia Berlusconi.

Un’operazione da oltre 140 milioni di euro che ha permesso al gruppo Pozzoni di divenire al 100% proprietario della industria grafica sulla quale ha investito parecchio, concentrandovi tutta la propria attività, accentrando a Verona, dove ha sede la Mondadori Printing, la direzione amministrativa e facendovi confluire due sue società storiche come la Elcograf (divisione del gruppo Pozzoni con uno stabilimento a Lecco che si occupa della stampa delle riviste ex Hachette-Rusconi, oggi Hearst, e Cairo Editore) e la Datamil.

Ora, però, stanno iniziando i problemi per il polo grafico bergamasco, terzo in Europa per volumi di stampa. Non si sa ancora se il gruppo accetterà le richieste di sconti avanzate da Mondadori, ma è certo che, almeno a sentire Maurizio Azzalin ed Emanuele Bellomi della segreteria Slc Cgil, questi sconti, se concessi, potrebbero ripercuotersi sui dipendenti dell’intero polo grafico: “Se il gruppo Pozzoni applicherà questi sconti a Mondadori – hanno dichiarato i due sindacalisti al quotidiano veronese L’Arena – si renderà necessario un generale ripensamento dell’attività dell’azienda. Il nostro timore è che ciò possa ripercuotersi sui lavoratori di tutto il gruppo”.

In questi giorni sono in corso febbrili trattative tra i vertici di Pozzoni e Mondadori per trovare un accordo tale da non scontentare nessuno: “Mondadori – spiega sempre all’Arena Maurizio Vercelli, responsabile del personale di Pozzoni – ci ha chiesto di rivedere i prezzi, validi fino al 2017, regolati dal contratto firmato all’atto dell’acquisizione degli stabilimenti. Mondadori è il nostro cliente principale per volumi e per questo stiamo cercando con loro di trovare un accordo ragionevole per entrambi. Attendiamo, comunque, che le richieste vengano ufficializzate”.

Non aspettano più, invece, i lavoratori dello stabilimento di Pomezia della Mondadori Printing, che l’altro giorno sono arrivati a Verona per manifestare di fronte ai cancelli della sede amministrative del gruppo, a Borgo Venezia. Al centro delle proteste la richiesta che la direzione ha fatto ai lavoratori, passati in dieci anni da 130 a 40, di tagliarsi del 25% lo stipendio finale per ridurre i costi extracontrattuali. “Ai dipendenti di Pomezia – dice sempre il responsabile del personale dell’azienda bergamasca – abbiamo proposto di trasformare i trattamenti storici. Il premio di risultato continuerà a essere erogato, ma solo se lo stabilimento riuscirà a raggiungere una marginalità minima, in grado di non gravare su tutto il gruppo”.

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