Cari Lettori, oggi sfogliando il nostro giornale trovate dodici prime pagine de il Fatto Quotidiano, una per ciascun mese dell’anno che termina. Sono il nostro marchio di fabbrica, la dimostrazione che, pur con i suoi difetti e i suoi errori, il Fatto ha tenuto fede agli impegni presi con voi fin dal numero uno. Ricordate?

Primo: faremo affidamento solo sulle nostre forze e non riceveremo alcun finanziamento pubblico.

Secondo: saremo indipendenti da qualsiasi potere finanziario e politico.

Terzo: daremo le notizie che gli altri quotidiani non danno. Questa terza promessa è stata la più difficile e, insieme, la più facile da mantenere. La più difficile perché scovare le notizie esclusive è faticoso, se ci si confronta con le corazzate dell’informazione italiana che hanno una quantità di mezzi e di uomini che noi ci sogniamo. Ho scritto quantità perché sulla qualità dei nostri giornalisti, come si dice, carta canta. Per esempio, la scoperta che Malinconico, sottosegretario del probo governo tecnico, si era fatto pagare le vacanze da un imprenditore della cricca. Oppure l’appunto segreto finito sulla scrivania di Benedetto XVI che ipotizzava un complotto contro il Papa e di cui ha parlato la stampa di tutto il mondo, dando il via allo scandalo “Vatileaks”. O ancora la denuncia del progetto di una megadiscarica vicino alla Villa Adriana di Tivoli, patrimonio dell’Unesco, ignominia poi cancellata dalle proteste internazionali. Per carità, nessuna vanteria: nel nostro mestiere i “buchi” si danno e si prendono (e noi ne abbiamo presi tanti). Parliamo piuttosto di un giornalismo spesso solitario nelle sue battaglie di carta. Siamo rimasti soli a chiedere che le telefonate tra Napolitano e Mancino intercettate nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia non venissero distrutte e fossero rese pubbliche. Da soli abbiamo raccolto 150mila firme a sostegno dei pm di Palermo nel momento del loro maggiore isolamento. Orgogliosi di essere da soli quando raccontiamo il regalo di Natale del governo Monti ai padroni dello scalo di Fiumicino. O quando documentiamo i conflitti d’interesse a catena del futurista Montezemolo che vuole, nientemeno, cambiare l’Italia.

O quando lanciamo le inchieste e le interviste video de ilfattoquotidiano.it, regolarmente rilanciate dai tg nazionali. Cantare fuori dal coro ha un prezzo ed è esattamente quello che vi abbiamo chiesto il primo giorno: 1 euro e 20 se il Fatto lo comprate all’edicola e se vi abbonate un sacrificio in più (non esattamente la parola più popolare di questi tempi).

Non è solo una questione di soldi. Anche nel 2012 il Fatto ha chiuso il bilancio con il segno positivo (quasi un record nel mondo disastrato dell’editoria) e la nostra spending review, vi assicuriamo, è rigorosa. Ma ciò che ci è molto più necessario è la comunità del Fatto, sapere insomma che ci siete, che seguite il nostro lavoro, che non ci farete mancare la vostra attenzione. Ne avremo bisogno nell’anno che viene, per mantenere saldo il timone nel mare confuso della politica italiana. Per verificare che le promesse del Pd diventino fatti se, come è probabile, il Pd sarà forza di governo. Per raccontare ciò che di nuovo e denunciare ciò che di vecchio si agita nel Palazzo. Per riferire le cose serie e i venditori di fumo dell’Agenda Monti. Senza fare sconti a nessuno, soprattutto alle persone che stimiamo.    Tanti lettori e tanti abbonati: è il solo modo per dare ancora più forza alle nostre battaglie solitarie. Grazie.

Il Fatto Quotidiano, 30 Dicembre 2012

C'era una volta la Sinistra

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