Marion Larat ha 25 anni. Ne aveva appena 18, quando, studentessa brillante e ragazza estroversa, fu colpita da un ictus. Dopo tre giorni di coma e nove operazioni nell’ospedale di Bordeaux, la sua città, Marion si è salvata. Ma non è più quella di prima. Soffre di emiplesia, afasia ed epilessia. Ha problemi nell’espressione orale e a livello motorio: è stata riconosciuta disabile al 65%. Come è potuto accadere? Dopo una serie di valutazioni e inchieste da parte della famiglia , sostenuta da alcuni medici, è stata trovata una risposta, un’ipotesi possibile: la causa sarebbe una pillola anticoncezionale di terza generazione che la giovane prendeva al momento del dramma. E’ la “Meliane”, prodotta dalla Bayer. E il 14 dicembre, proprio contro il colosso farmaceutico tedesco, Marion ha deciso di sporgere denuncia.

E’ il primo caso in Francia. E sembra che a ruota altri ne seguiranno. In realtà negli Stati Uniti più di 13.500 ricorsi sono già stati presentati davanti alla giustizia contro la Yaz, altra pillola, stavolta di quarta generazione, ma sempre prodotta dalla Bayer. Procedimenti simili sono in corso in Canada e Australia, ma anche in Svizzera e Germania. Ma è in Francia che la polemica sta diventando rovente negli ultimi mesi, tanto che, in settembre, Marisol Touraine, ministro della Sanità, aveva annunciato che lo Stato non avrebbe più rimborsato, come invece succede attualmente, l’utilizzo di queste pillole innovative, di terza e quarta generazione, a partire dal 30 settembre 2013. Nel frattempo la Haute autorité de santé (Has), autority pubblica indipendente della salute, ha rilevato in un rapporto che «il servizio medico reso da questi contraccettivi è insufficiente e si rileva un rischio di trombosi venose doppia rispetto alle pillole di seconda generazione».

Il tema è complesso. Bayer e gli altri produttori rivendicano una maggiore efficacia di queste pillole di 3° e 4° generazione, soprattutto per la limitazione dell’acne e dei dolori durante il ciclo mestruale. Per questo hanno riscosso un certo successo da parte delle donne: si stima che attualmente sarebbero tra un milione e mezzo e due milioni le francesi a farvi ricorso. Da parte dell’Has, lo abbiamo visto, si sottolineano i rischi di questi contraccettivi. Ma al tempo stesso Bernard Delorme, responsabile dell’informazione dell’Ansm, l’Agenzia nazionale di sicurezza dei medicinali, altro organismo pubblico, ha sottolineato al quotidiano Le Figaro che «in valore assoluto i rischi restano relativamente deboli: inferiori, ad esempio, ai rischi di trombosi dovuti a una gravidanza. Sulla base degli ultimi studi condotti, possiamo stimare in Francia fra i dieci e i trenta i decessi dovuti ogni anno al ricorso a questo tipo di pillole».

Il problema è anche e soprattutto di informazione sui rischi, soprattutto alle persone che vi sono più esposte. Ritorniamo, appunto, al caso di Marion Larat. Dopo l’ictus, alcune analisi hanno rivelato che la giovane donna è affetta da un’anomalia genetica: è portatrice del fattore V di Leiden, una variante della proteina fattore V umana, che aumenterebbe il rischio di trombosi venosa. Nessuno però l’aveva messa in guardia sui rischi della pillola “Meliane” al momento di prescriverla, né è stata sottoposta ai controlli sui fattori di coagulazione. Fra l’altro nel 2006, quando si è consumato il suo dramma, i rischi di trombosi venosa di quella pillola di terza generazione non figuravano neppure sul foglietto illustrativo dell’anticoncezionale: avvertenza che è stata introdotta solo in seguito. Intanto anche Pierre Markarian, padre di Théodora, morta a 17 anni alla fine del 2007, si appresterebbe a fare causa contro la Bayer, giudicata responsabile del decesso della figlia. Poche settimane prima della sua scomparsa, Théodora stava già male. Ai genitori non aveva detto che aveva iniziato a prendere la pillola. Era andata in ospedale e aveva fatto delle analisi del sangue. Il padre le ha recuperate. Ed è venuto fuori che pure Théodora era affetta dalla sindrome di Leiden.

Per Jean-Christophe, avvocato difensore di Marion Larat, bisogna «sensibilizzare la popolazione ai pericoli di questo tipo di anticoncezionali». Perché – si chiede – le pillole di terza e quarta generazione, che sono più costose, più pericolose e non sono più efficaci delle precedenti restano ancora sul mercato?». I futuri processi in Francia cercheranno di trovare una risposta anche a questa domanda.

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