Arriva Marilyn Manson, preghiamo contro il portavoce di Satana. Succede a Bologna – la settimana scorsa, a pochi minuti dalla conclusione del concerto di Marilyn Manson – in una chiesa del centro cittadino, si tiene una veglia di preghiera/riflessione contro l’Anticristo dell’Ohio. Ad essere in Satana ci sarebbe da incazzarsi a vedere il proprio lavoro demolito in questo modo.

Se infatti mai esistesse, oggi il Demonio non si occuperebbe certo di musica, bensì  sarebbe il proprietario di una tv via cavo  che manda solo reality in cui si defeca sulla spiaggia, talent show per neonati che cantano la Tammuriata, programmi di cucina che usano l’aggettivo “sfizioso”, e poi cronaca nera, gossip e una vagonata di ‘gnocca’.

Per il mestiere che fa  –  conformare gusti, devastare sensibilità e senso critico – Satana odia i liberi, ma soprattutto quelli con humor e il giovane Brian Warner (piaccia o meno) è uno di questi. Ma non è tutto, il ragazzo dell’Ohio la conosce già (e perfettamente) l’ossessione per il Demonio.  Ha frequentato per una decina d’anni la Heritage Christian School di Canton dove per formare buoni credenti, oltre a prospettare l’apocalisse imminente, individuare il Demone in ogni cosa ed esigere che gli armadietti dei ragazzi non avessero lucchetti, si proibivano i dolci. I Muffin non mi hanno mai convinto, adesso so il perché.

Certo, se quella decisione sui lucchetti non fosse altro che il disperato tentativo di evitare derive come quelle di Ponte Milvio, avrebbero anche avuto le loro ragioni. Ma in Ohio non funziona così. 

Brian fu costretto a salvare la propria anima e si spaventò di tutta quella “bontà”. Decise allora che doveva farsi espellere. Ne combinò di tutti i colori, arrivò ad infilare un vibratore del nonno nei cassetti di una docente, ma nemmeno questa strategia funzionò. Gli venne in mente che, più che volontà di redimerlo, ad impedire la sua espulsione dalla scuola fu la ricchezza del suo papà; era uno dei pochi poteva permettersi di pagare per intero la retta scolastica.

E così, tutto quello che c’era da sapere sul mondo, Brian lo ha imparato prima della maggiore età, è buffo ma anche uno molto distante da lui, Pupi Avati, una volta mi disse una cosa del genere: “La vita sono i primi vent’anni, dopo non succede più nulla. Dopo si ricorda”.

E dopo allora, quello che Brian aveva imparato decise di riferircelo usando la stessa grammatica con la quale la vita gli si è presentata; la messa in scena (che diventa ora farsa, ora baraccone, ora horror  ma sempre maschera è).  La sua lezione? Il finto orrore fa ridere, è la falsa bontà che fa davvero paura.

Il gioco di Brian ce lo aveva svelato lui stesso,  il segreto di M.M. stava tutto nel nome che si è dato, riferendosi a quella Marilyn che incarnava il sogno patinato americano, e a quel Charles Manson che era ciò che l’America vedeva appena apriva gli occhi.

La pin up e lo sterminatore.  Il “carino” e “l’orrore” uno vicino all’altro, pronti a far danni a tutti coloro che sanno riconoscere solo i colori unici, senza sfumature. Ma dalla veglia di preghiera apprendiamo informazioni scottanti.  Ad esempio ora sappiamo che anche gli Eagles con Hotel California, John Lennon con Imagine e Tiziano Ferro (Satana, ma che cazzo combini?) è roba che “scotta”. Troppo, anche per il buon Brian, che in una sola notte si è visto superare in fantasia e immaginazione, e avrà pensato, per qualche minuto, di esser tornato a scuola nel vecchio caro Ohio.

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