“Non mi appassiona l’interlocuzione con Roberto Saviano. Gli dico solo: perché Saviano non si mette a disposizione della squadra e non viene a Napoli?”. Al teatro Politeama di Napoli, durante un affollato convegno sulla legalità e alla presenza di una nutrita pattuglia di giornalisti impegnati, associazioni di volontariato e pm anticamorra, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha replicato così alle osservazioni dell’autore di Gomorra che a proposito dell’omicidio nell’asilo di Scampia lo aveva in qualche modo associato al Johnny Stecchino di Roberto Benigni: “A Palermo il problema principale è il traffico”.

Un riferimento nemmeno tanto sottile alle maxi isole pedonali e alla cura per il centro e per il ‘lungomare liberato’, contrapposta all’abbandono delle periferie degradate dove si spara e si uccide senza nemmeno curarsi della presenza dei bambini.

”Va bene – dice il primo cittadino – andare da Fazio, va bene scrivere gli editoriali su Repubblica, ma Napoli bisogna viverla. Mi sono simpatici gli intellettuali napoletani che sono andati a vivere fuori ma mi sono ancora più simpatici quelli che rimangono. Io potevo rimanere a Bruxelles, guadagnare il quadruplo ma ho deciso di stare a Napoli”. ”In questo momento – ha concluso De Magistris – abbiamo bisogno di braccia che lavorano, menti che pensano, gambe che camminano. Bisogna lottare in questa città. Il resto sono critiche, anche utili, ma sono le solite cose che leggiamo quotidianamente sui giornali. Io invece preferisco stare con questi ragazzi, con le persone che ogni giorno stanno sul territorio, con le maestre, con la gente che ha problemi quotidiani ma ha deciso di non andarsene da Napoli, di amare la città”.

A leggerla a caldo, parrebbe una reazione piccata e poco meditata, tutta d’istinto. Francamente di fronte alle critiche di Saviano ci saremmo aspettati una risposta più incisiva e più pertinente al problema sollevato e non alla persona che lo aveva sollevato. Ne appare convincente il sermone su chi resta e chi rimane. Andare via, qualche volta, è una scelta di sopravvivenza professionale e personale, legittima e rispettabile come quella di De Magistris che, pur essendo un magistrato coraggioso e in prima linea nella lotta ai poteri criminali, scelse di lasciare la toga per perseguire i suoi ideali di giustizia attraverso altri strumenti. Ed è difficile non leggere nelle sue parole allusioni al presunto disimpegno politico di Saviano – da più parti fu chiesto allo scrittore di candidarsi al Parlamento o a sindaco di Napoli e anche De Magistris provò a coinvolgerlo nella giunta.

Quanto alla decisione di Saviano di non vivere a Napoli, non dipende soltanto da questioni lavorative, ma forse anche dalle minacce che lo costringono a vivere sotto scorta e che gli impedirono, qualche anno fa, di trovare qui un appartamento in affitto. I proprietari delle case visitate dallo scrittore declinavano l’offerta non appena scoprivano chi era l’aspirante inquilino. Per paura di ritorsioni, o dei fastidi derivanti da una presenza così ingombrante nel palazzo e nel quartiere. Perché anche questa è la Napoli che andrebbe cambiata. Nel rione napoletano di Scampia, intanto, tre scuole chiudono per le infiltrazioni d’acqua. Come se non bastassero i proiettili ad altezza d’uomo e lo spaccio di droga h24. Per quale ragione un lavoratore onesto non dovrebbe fuggire da un posto simile? (P.s: l’autore di questo post vive in costiera sorrentina e trova Napoli un posto molto, ma molto difficile da raggiungere, frequentare ed abitare).

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