La figura di Michael Gira giganteggia ed incombe minacciosa, allungando la propria ombra sui decenni a venire come un novello William Burroughs o come il reverendo Harry Powell – il Robert Mitchum di The Night of the Hunter – e le sue dure nocche tatuate: Love & Hate. Violenza, frustrazione, claustrofobia, brutalità, ossessività, paranoia, disperata misantropia incarnano la musica degli Swans nella New York mutante ed in costante evoluzione dei primi Ottanta: la succulenta Mela azzannata da più parti e a più riprese da una miriade di artisti superbi, da Jean-Michel Basquiat a Robert Longo, da James Chance a Jim Jarmusch, dai Liquid Liquid alle ESG e la lista sarebbe in ogni caso sempre troppo lunga.

Se escludiamo il primo EP omonimo del 1982, specie di incrocio già rimarchevole ma leggermente più convenzionale tra Contortions, Clock DVA, Gang of Four e Killing Joke, nei primi dischi della band di Micheal Gira, Filth (1983), Cop e Young God (1984), la no wave del maestro Glenn Branca e dei più viscerali DNA rallenta e fa a cazzotti con l’industrial degli Einsturzende Neubauten di Kollaps: una pesante, inesorabile, ripetitiva ed opprimente apocalisse distorta in uno stretto tunnel in cui non si riesce ad intravedere alcuna via di fuga. Insieme ai Big Black di Steve Albini ed ai primi Sonic Youth, gli Swans gettano nelle fondamenta la colata di grezzo cemento armato del noise, in particolare quello della scuola newyorkese, i cui esponenti più rappresentativi diverranno negli anni successivi i discepoli Cop Shoot Cop, Helmet, Unsane.

A partire da Greed ed Holy Money (1986) ed in modo più netto e marcato con Children of God (1987) lo stile del gruppo cambia volto, in concomitanza con l’ingresso in formazione di Jarboe, di lì in poi al fianco di Gira e del fido chitarrista Norman Westberg. I pezzi, sempre tetri ed inquietanti, assumono talvolta e poi sempre più spesso le sembianze della ballad dark ed apocalittica, anche se sui generis, aspetto che apre spiragli che lasciano presagire i futuri sviluppi della dimensione artistica del leader. All’interno di The Burning World (1989), l’unico prodotto da Bill Laswell, troverà addirittura posto una spiazzante cover della pur splendida Can’t Find My Way Home dei Blind Faith di Steve Winwood ed Eric Clapton. Ripensando alla musica rude e claustrofobica di Filth e di Cop viene da chiedersi come abbiano fatto in così pochi anni gli Swans ad approdare ad un tale esito. La transizione verso il noise rock ed il folk apocalittico si compie pienamente nel corso dei Novanta con gli ultimi dischi prima dello scioglimento della band, tra cui ricordiamo certamente almeno White Light From the Mouth of Infinity (1991), The Great Annihilator (1995) ed il particolare lavoro svolto con Soundtracks for the Blind l’anno successivo.

Il decennio in questione segna anche la nascita della sua ottima ed ormai celeberrima etichetta, la Young God, tra l’altro contraddistinta da un artwork molto caratteristico e riconoscibile (le classiche bande alta e bassa) e da un roster di artisti di alto livello: Gira rivelerà un fiuto di raffinatissimo talent scout facendo esordire un ispiratissimo Devendra Banhart, l’inedito duo franco-finlandese Mi and L’au, i talentuosissimi Akron/Family e facendo incidere album meravigliosi ad artisti del calibro di Wooden Wand e Windsor for the Derby (Difference and Repetition). Proprio insieme a Dan Matz, leader del gruppo texano, realizzerà nel 2001 uno dei suoi migliori lavori solisti ovvero What We Did. Con un’altra band da lui scoperta e tra le più amate del suo catalogo, i già menzionati Akron/Family, pubblicherà uno split album di eccellente livello nel 2005: sono gli Angels of Light infatti, la sua nuova creatura, a segnare in modo più che dignitoso, a tratti letteralmente sublime ed eccellente, il decennio zero post Swans: ascoltate a questo proposito Everything Is Good Here/Please Come Home (2003).

Nel 2010 gli Swans ritornano sulle scene: la notizia in sé suscita clamore ma nemmeno troppo, in tempi come questi, contraddistinti da ritorni e reunion. Il lato più positivo di tutta la faccenda è che si torna a parlare della band soprattutto in virtù di due dischi assolutamente all’altezza come My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky ed il nuovo monumentale triplo LP intitolato The Seer, ricco di ospiti consoni: le due ore di musica si aprono, giusto per intenderci, con il delicato e prezioso contributo di Mimi Parker ed Alan Sparhawk dei Low nella magnifica Lunacy. Ma il disco gode anche dell’apporto di tanti altri ottimi artisti, Ben Frost in testa, e si qualifica certamente come una delle uscite discografiche più significative dell’anno che sta per volgere al termine.

Il concerto degli Swans si terrà venerdì 30 novembre al Locomotiv Club di Bologna. Special guest Richard Bishop, il chitarrista fondatore dei Sun City Girls. A seguire dj set di Buddy Morrow ed Andromeda-Gerat.

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