Un divorzio, un ricorso per licenziamento, perfino una contravvenzione. Nei prossimi giorni intentare una causa spremerà le tasche già dissanguate degli spagnoli. A Madrid arriva “el tasazo” giudiziario: i cittadini pagheranno fino a 1.200 euro in più per accedere ai tribunali.

La cosiddetta “Ley de tasas”, voluta dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, nasce in opposizione a tutti i settori professionali della giustizia – giudici, avvocati, magistrati – invisa ai partiti politici, eccetto il Partito popolare, e a tutti i sindacati.

La novità della legge, già pubblicata sul Boletín oficial del Estado (Gazzetta ufficiale dello Stato), non è solo l’aumento dell’imposta, ma l’estensione della norma anche a quei procedimenti finora gratuiti: divorziare costerà 300 euro, più la percentuale sui beni, contestare una contravvenzione 200 euro, anche se il trasgressore è stato multato per 100, fare ricorso per licenziamento 500 euro. Senza contare le cause di morosità: ci sarà una tassa iniziale di 100 euro, in appello si arriverà a pagarne 800, in Cassazione 1.200.

Se poi un pensionato decide di denunciare in sede civile la perdita dei suoi risparmi per colpa delle cosiddette “participaciones preferentes” – pacchetti azionari combinati dalla banca ad alto rischio – dovrà sborsare 940 euro per reclamare 128 mila euro.

“Un altro passo indietro nel nostro sistema di diritti e libertà”, ha detto il segretario generale del Partito socialista Alfredo Pérez Rubalcaba. Il leader dell’opposizione ha accusato il Pp di utilizzare la crisi per imporre un cambiamento profondo nel Paese. “La destra spagnola non aveva mai osato tanto”, ha aggiunto Rubalcaba che ha sottolineato come anche questo provvedimento divide i cittadini in due: da una parte quelli che hanno la possibilità di esercitare il diritto alla salute, all’educazione e, adesso, alla giustizia, dall’altra quelli che non hanno i mezzi per far valere i propri diritti”. Se i socialisti faranno ricorso alla Corte costituzionale, in diverse piazze spagnole, con o senza toga, sono scesi in massa giudici, magistrati e funzionari dei tribunali. L’Ordine degli avvocati ha stimato che, con l’entrata in vigore della nuova tassazione, un 40% dei cittadini spagnoli non potrà più ricorrere alla giustizia.

Proteste anche da uno degli ambiti più fragili della società, le vittime di violenza di genere. Per la presidente dell’Osservatorio contro la violenza domestica e di genere Immaculada Montalbán, la norma potrebbe mettere un freno alla denuncia delle vittime di abusi con una domanda di divorzio che arriverà a costare fino a 800 euro in appello. “Questo renderà più difficile la separazione, là dove la vittima e l’aggressore sono comproprietari di una casa o di una società”.

Sul piede di guerra anche l’associazione dei consumatori Facua. Tra i sindacati, l’Ugt ha tacciato come “franchista” la legge che entrerà in vigore tra pochi giorni e ha ricordato come la tassazione giudiziaria venne abolita già nel 1986, sotto il governo di Felipe González.

All’ondata di polemiche, il ministro Gallardón però non si è scomposto e ha ribadito: la legge vuole “razionalizzare” l’esercizio della Giustizia, “evitare gli abusi” e “migliorare il finanziamento del sistema giudiziario”. Per di più , se con le casse ormai in rosso, il ministero spera di ottenere 360 milioni, invece dei 164 riscossi lo scorso anno.

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