Saremo pure dei “conservatori”, indisponibili ad adeguarci al mondo moderno, ma se “moderno”, nel senso montiano del termine, significa perseguire le politiche depauperanti su scuola e università, noi non ci stiamo. Non bastano le bastonate del 14 novembre, i lacrimogeni piovuti sui manifestanti indifesi dal secondo piano del Ministero della Giustizia a Roma, ma la strategia appare ora dopo ora sempre più chiara: frammentare l’opposizione sociale che vede una forte unità tra studenti e docenti e isolare quanto più il movimento studentesco. “Divide et impera” dicevano gli antichi romani, oggi “guerra fra poveri”. 

Dopo la straordinaria giornata di partecipazione e di lezione di democrazia del 14 novembre, il Governo ha ben pensato di quietare gli animi del corpo docente e di provare a dare un colpo di mano alla mobilitazione restituendo gli scatti d’anzianità ai docenti che li avevano maturati nel 2011. Per concedere questa falsa vittoria, difesa subito da Cisl, Uil, Snals e Gilda, che il 22, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, hanno ritirato la loro adesione allo sciopero del 24, Profumo ha dovuto definire gli interventi di revisione di spesa da applicarsi nei prossimi mesi per recuperare i 480 milioni di euro previsti. Oltre a recuperare dalle economie del FIS (notizia già smascherata dall’Unione degli Studenti dopo l’emendamento sul comma 42 dell’art.3 della legge di stabilità che aveva stralciato l’aumento dell’orario a 24 ore) e prevedere un 30% di taglio sugli organici, la stragrande maggioranza dei risparmi arriveranno dal taglio di 390 milioni al fondo d’istituto per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), circa un terzo del fondo stesso. Questo solo per quest’anno: nei prossimi anni, occorreranno nuovi tagli al fondo d’istituto, decretandone in questo modo un suo prosciugamento definitivo.

Cosa significa? Per i docenti zero risorse per il salario accessorio o contrattazione integrativa e dunque zero risorse per attuare il Pof e migliorare l’offerta formativa. Di conseguenza per gli studenti ci saranno meno corsi di recupero, meno innovazione didattica, corsi di potenziamento e attività complementari di educazione fisica.

Non dormiranno sogni tranquilli i docenti, che di fatto si vedranno decurtata una parte di salario, né tantomeno gli studenti, che subiranno in prima persona un abbassamento dell’offerta formativa, confermando il trend negativo di anni e anni di completo smantellamento della formazione pubblica e privatizzazione sostanziale. Appare sempre più evidente il concetto malato di autonomia scolastica, dietro il quale si nasconde un sempre più marcato lassismo da parte dello Stato e di conseguenza l’inseguimento dei fondi privati e della contribuzione studentesca “volontaria”. Ciliegina sulla torta dell’incontro del 22 l’invito del Ministro del Tesoro Grilli ad aprire una discussione sulla “produttività”. È difficile non pensare che dietro questo invito si nasconda un nuovo aumento dell’orario del lavoro dei docenti, colpiti sempre più dal falso cliché di scansafatiche. La realtà è ben diversa ovviamente.

Gli studenti hanno dimostrato in queste settimane di non essersi arresi, anzi: il movimento sta aprendo degli spazi di vittoria. Lo si vede nel dibattito che si sta aprendo sulla scuola, nel forte rallentamento del PdL 953 (ex Aprea) in Senato, nel ritiro delle 24 ore per i docenti. Il Governo, con la restituzione degli scatti di anzianità, tenta di dividere il fronte compatto che ha riempito le piazze questo autunno. Purtroppo per loro il movimento non si farà ingannare e non si accontenterà di false promesse o piccoli dietrofront. C’è tutto un nuovo modello di scuole e università da ripensare non solo per renderle aperte, pubbliche e di qualità, ma per cambiare la società tutta. Il 5 e 6 dicembre gli studenti torneranno ad inondare le città. Non cascano più alle trappole. 

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