Ben 170. Tanti sono gli aspiranti candidati per le primarie dei 5 stelle in Lombardia nella sola provincia di Milano. Il consigliere comunale Mattia Calise lo ammette: “Non eravamo pronti per 170 candidati”. Un numero enorme che rischia di far precipitare nel caos gli appuntamenti che a partire da questa sera sottoporranno i potenziali consiglieri lombardi alle domande degli iscritti, in vista delle primarie online. “Ci sarà da ridere”, ammette Renato Plati, attivista del Movimento e aspirante candidato. “Forse il bello è proprio questo”, aggiunge, “e ce la stiamo mettendo tutta”. Ma i nodi da sciogliere sono tanti. Infiltrati a parte, in una città che ha eletto il ventunenne Mattia Calise al Comune, l’età media dei candidati si avvicina ai cinquanta. E se mancano i giovani, le donne si contano sulle dita di una mano. Questioni che incendiano il dibattito in rete, dove ormai si legge di tutto: “Basta”, sbotta un iscritto, “i candidati estraiamoli a sorte”.

Certificare online la propria iscrizione al movimento entro il 30 settembre scorso e non possedere tessere di partito. Per proporsi come candidati alle primarie dei cinque stelle in Lombardia non serviva altro. Ecco perché domenica notte, allo scadere del termine ultimo, gli aspiranti consiglieri regionali per la sola area di Milano erano addirittura 170. Troppi anche secondo Mattia Calise, che ieri sera ha chiesto aiuto alla Rete con un post sulla sezione milanese del sito di Beppe Grillo. “Le due serate programmate per fare incontrare iscritti e candidati non bastano”, ha scritto Calise, “o moltiplichiamo gli incontri o ripieghiamo sugli strumenti online”. I candidati hanno infatti già pubblicato i loro curriculum, i loro profili Facebook e anche qualche video di presentazione. Materiale subito preso d’assalto dagli iscritti più attivi. “Per valutare e selezionare potrebbe bastare la rete”, commenta Renato Plati, imprenditore quarantenne ‘sconfitto’ da Calise nelle primarie comunali del 2011 e aspirante candidato alle prossime regionali. Per rispondere al questionario previsto per i candidati, Plati spiega di aver realizzato un video. “E per sondare il mio impegno nel movimento basta sfogliare la mia pagina Facebook”, assicura Plati, che scherza: “Io però sono un radicale”. E infatti non tutti hanno tempo ed energie per leggere 170 profili, con relativi cv e video. Mosso da sconforto, un utente avanza la sua proposta: “Estraiamoli a sorte”. Niente da fare. Alla fine l’esigenza di guardare in faccia i futuri consiglieri prevale, anche tra il popolo della rete.

E allora via, si parte. A cominciare da questa sera, a Cernusco sul Naviglio, con il primo dei cinque appuntamenti per la provincia di Milano. Il ‘format’ – trasmesso anche sull’account ustream dei 5 stelle milanesi – si chiama ‘graticola’. Gli aspiranti di questa sera, una trentina, risponderanno a domande pensate per sondarne le motivazioni. Ma nella vicina Brescia, unica provincia lombarda ad aver già dato, a mala pena sono riusciti a concludere il secondo giro di domande. Un’esperienza che ha spinto gli attivisti milanesi a concentrare tre o quattro domande, da soddisfare in soli cinque minuti. “Così verificheremo anche la capacità di fare sintesi”, spiega ancora Calise, che in perfetto stile cinque stelle non rinuncia a guardare il lato positivo della faccenda. E rivendica: “Siamo i primi a organizzare le primarie per selezionare i singoli candidati per un consiglio regionale”.

Questioni organizzative a parte, qualche problema resta. Le donne sono pochissime, appena tre su trentacinque nella tornata di questa sera. Ma nella lista di ventisei candidati da presentare alle regionali la quota rosa obbligatoria è del 50%. “Dovremmo essere di più”, ragiona la candidata Laura Farinella. Quarantenne, fisioterapista e attivista dal 2009, Laura se la prende con la tendenza nazionale a considerare la politica una cosa da uomini. E il Movimento, per ora, sembra confermare la regola. “Loro sono più aggressivi, e questo non aiuta”, spiega Laura, “ma la sfida rimane, ed è importante che il Movimento si dimostri all’altezza”.

Altri grandi assenti sono i giovani. Sembra un paradosso, per un movimento che nasce e si alimenta attraverso il web. Eppure l’eta media di chi si propone in Lombardia è più vicina ai cinquanta che ai quaranta. Gli under trenta sono la minoranza, mentre saltano all’occhio le candidature di persone che compiranno presto settant’anni. Un’anomalia che verrà sanata con il voto delle primarie? A giudicare dai commenti, pare di sì. “I tuoi 63 anni sono troppi”, fa notare Francesca al candidato Luciano Conconi. In realtà, a preoccupare è il gap tecnologico. “Essere in grado di caricare un video online è fondamentale”, si legge nella pagina di un candidato, che suo malgrado ha ammesso di avere “difficoltà con certi strumenti”. Questioni sensibili per il popolo della Rete, ma forse non essenziali. E alla fine c’è sempre chi richiama all’ordine gli iscritti: “Più di tutto conta l’impegno nel movimento”, scrive Luigi, che su questo non transige: “Chi non ha mai fatto attivismo è sospetto, magari a caccia di poltrone. Si faccia da parte e dia una mano agli altri”.

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