Caro Umberto Ambrosoli, dopo qualche insistenza, hai accettato di candidarti alla presidenza della Regione Lombardia. La tua è una candidatura civica, hai precisato, fuori dai partiti. Si è resa disponibile in un momento particolare della vita politica in una delle regioni più ricche d’Europa: il formigonismo è in dissoluzione, dopo 17 anni il sistema di potere del Celeste si sta sfaldando e il suo protagonista, Roberto Formigoni, ha dovuto farsi da parte. Lascerà la scrivania semicircolare che ha voluto al trentacinquesimo piano del suo grattacielo, da cui dominava Milano.

 È indagato per le sue “vacanze di gruppo” e i regali (per quasi dieci milioni di euro) pagati da un faccendiere ciellino della sanità. E indagati o arrestati sono molti dei suoi uomini, una quindicina di ex assessori e consiglieri regionali, accusati di corruzione o addirittura di aver stretto rapporti con la ‘ndrangheta. Di fronte a questo spettacolo, a Milano come in tutta Italia, la sfiducia nei confronti dei politici ha raggiunto livelli record.

Tu ti sei messo a disposizione con la stessa sollecitudine con cui in questi anni hai girato la Lombardia e l’Italia a parlare ai cittadini, e in particolare ai ragazzi, di tuo padre e “delle speranze di far politica per il Paese e non per i partiti”. Giorgio Ambrosoli, l’“eroe borghese”, lo scriveva alla moglie Annalori nel 1975. Ora sei tu a raccogliere quella speranza.

Candidatura “civica” significa dei cittadini e non dei partiti. Fai bene, dunque, a stare alla larga dai riti della politica, a rifiutare l’abbraccio mortale dei partiti. Per non ripetere, vent’anni dopo, al crepuscolo della Seconda Repubblica, quello che successe nel 1992, alla fine della Prima, quando i partiti affondarono la candidatura di Nando dalla Chiesa a sindaco di Milano e la città fu conquistata dalla Lega.

Stavolta ci proverà Roberto Maroni, che tenterà di prendersi la Regione presentandosi come il nuovo, dopo aver governato per dodici anni assieme a Formigoni , dopo aver fatto parte integrante del suo sistema di potere, dopo essersi spartito con i ciellini i posti negli assessorati, nelle aziende regionali, nelle aziende sanitarie, negli ospedali.

Alla corsa vuole partecipare anche Gabriele Albertini, che si presenta anch’egli come candidato “civico”. Ma come può farlo, dopo aver sempre difeso Formigoni e non aver mai pronunciato neppure una parola critica sugli scandali che via via investivano lui e i suoi uomini? Albertini si presenta come la continuità perfetta della politica del Celeste, il garante della inamovibilità del suo sistema di potere.

In questa situazione, a te, Umberto, toccherà parlare ai cittadini di Milano come a quelli delle Valli, al popolo della sinistra, ma anche ai leghisti e alla destra perbene, a chi fa politica con passione e a chi ne è rimasto invece profondamente deluso e offeso. La giusta distanza dai partiti sarà la garanzia per ridare ai cittadini fiducia nella politica.

Il Fatto Quotidiano, 15 novembre 2012

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