Di passi indietro (e conseguenti doppi passi in avanti) ne stiamo vedendo tanti, in questo strano paese. L’ultimo, in ordine di tempo, non è politico ma televisivo: è il triplo salto carpiato rovesciato di Barbara D’Urso, che torna a condurre il contenitore domenicale di Canale 5.

Fallito miseramente l’esperimento Domenica Live, Alessio Vinci viene messo alla porta e Mediaset richiama lei, la reginadelle facce di circostanza, la frontwoman del pietismo televisivo, il capocheerleader della “pancia” (guasta) del paese.

Barbara D’Urso riprenderà possesso del suo salotto già dalla prossima settimana, restituendo il pomeriggio della domenica al suo pubblico naturale: gli amanti di quel genere splatter che è il trash televisivo.

Non dobbiamo aver paura di tracciare un identikit onesto del pubblico di Barbara D’Urso, anche a costo di risultare politicamente scorretti o snob: si tratta, ad esempio, di quella parte di gioventù meno istruita, che sogna un futuro televisivo, che idolatra Corona e legge “Chi”, che d’estate va in Sardegna, che stima Lele Mora e giudica Nicole Minetti una ragazza sveglia e da ammirare. È l’Italia del Ventunesimo secolo, figlia naturale di vent’anni di berlusconismo.

Lei, Barbara D’Urso, è evidentemente l’interprete televisiva migliore di questo mood nazionale. È eccessiva, volgare nei movimenti, emozionalmente finta, e rovista nel pattume della nostra società. Indicativo è, più di ogni altra cosa, l’atteggiamento che assume quando affronta argomenti di cronaca nera. Quell’espressione da Madonna afflitta, quelle banalità che nemmeno Catalano, quella linea di intransigenza morale stile Santanchè, fanno rabbrividire un telespettatore mediamente attrezzatto ed esaltano la pancia del paese. Quella stessa pancia che il Cavaliere si vanta di sapere interpretare.

Che male c’è, diranno molti, a voler passare una domenica pomeriggio leggera e senza pretese? Nessuno, ovviamente. Ma siete davvero certi che chi ci propina quel modello televisivo non abbia, lui sì, più di qualche pretesa? Siete davvero certi che il modo di fare televisione di Barbara D’Urso sia innocuo come si pensa?

Avete mai assistito a un dibattito in uno dei suoi programmi su temi delicati come immigrazione, islam, omosessualità? Avete visto che genere di personaggi ha diritto di tribuna in quei pollai?

L’opinione pubblica di un paese come il nostro si forma più con un talk show pomeridiano di Barbara D’Urso che con le manifestazioni indignate (ma altrettanto stucchevoli) a difesa della Costituzione di questo o quel Matusalemme dell’intellighentsia italica.

Discorsi antichi, ormai quasi noiosi. Ma il problema è nell’alternativa. Che non c’è. Che non può esserci nel nostro sistema radiotelevisivo. La Rai è morta. La7 non è ancora in grado di competere in termini di ascolti. E Sky, che tanto ci aveva fatto sperare, ultimamente si è abbandonata al richiamo del Billionairismo. Prima Briatore a The Apprentice, ora Simona Ventura con Cielo che gol! (primo ospite proprio Briatore, guarda caso). Proprio mentre su Canale 5 torna lei, appunto, la Madonna del cattivo gusto e del buonismo peloso.

E se la spegnessimo davvero, questa benedetta tv?

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