Il re dell’acciaio Mario Riva è accusato di evasione fiscale di 52 milioni. Il patron dell’Ilva, 86 anni, è un imprenditore milanese ultra-riservato, che partecipava spesso alle cene pre-elettorali di Berlusconi. Nel 1995 è entrato tra i grandi produttori mondiali di acciaio comprando dallo Stato l’Ilva, a Taranto. Ma Riva ha anche fabbriche siderurgiche all’estero e diverse società o scatole finanziarie in Lussemburgo. Il 75% della sua società capogruppo appartiene a una finanziaria lussemburghese e a due società di diritto olandese. Parliamo di paradisi fiscali, anche se non siamo alle Cayman. A fine luglio gran parte dell’Ilva di Taranto è stata sequestrata dalla magistratura per inquinamento e da allora Riva, accusato di disastro colposo, è agli arresti domiciliari. Lo Stato ha ceduto al privato l’Ilva dopo vent’anni di disastri, costati ai contribuenti oltre15 miliardi di euro di perdite, ma gli impianti dell’Ilva erano nuovissimi quando sono stati privatizzati e il grosso dei debiti, ammontanti a 7.000 miliardi di lire, sono rimasti sul groppone dello Stato

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