Una femmina ammazzata da un maschio ogni due giorni. Gli omicidi sono in decrescita, i femminicidi aumentano. “Mai più complici”, è il titolo dell’incontro che si svolgerà oggi, a Torino, sulla violenza contro le donne. Si parlerà per capire. Ma anche, come in una laica cerimonia collettiva, per celebrare apertamente, casomai qualcuno non l’avesse ancora capito, la fine della cultura del lamento: invaderemo ogni spazio pubblico, reagiremo colpo su colpo.

Non siamo più disposte a commentare e tollerare, a piangere e stigmatizzare. È ora che incomincino a piangere gli uomini, perché è di loro che si tratta. È ora che incomincino a prendersi le proprie responsabilità emotive, a emarginare l’affettività malata di quelli che alzano le mani contro le loro compagne, le fidanzate, le mogli, le ex. È ora che incomincino a sentire l’urgenza di riflettere sul desiderio e sulla paura, sulla debolezza che genera violenza. È ora che imparino, anche loro, a guardarsi dentro.

Come funziona l’amore da quando le donne non si sentono più inferiori? Si incomincia interrogandosi sul proprio disagio di uomini civili di fronte ai delitti degli altri. Poi ci si interroga sulla propria condizione di genere. E poi, magari più consapevoli, si riesce a cambiare: provateci, ragazzi. Adesso!
 

Il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2012
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