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Mani sporche liste pulite

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Fanno quasi sorridere le analogie con Tangentopoli di cui testé abbiamo celebrato il ventennale. Sembrava che nel ’92 l’Italia avesse toccato il fondo con le retate dei politici mazzettari che avrebbero portato all’implosione di un sistema partitico marcio e alle monetine del Raphael. Ma oggi è peggio, molto peggio.

Gli arresti a raffica sono gli stessi ma riguardano profittatori che intascano in proprio e non certo per il partito come piagnucolavano i vecchi tangentisti. Ora vince l’arroganza dei Formigoni tra le macerie. Un malcostume trasversale che non risparmia nessuno e dove nessuno può più dirsi al di sopra del sospetto, e lo ha dovuto amaramente constatare alla Regione Lazio Antonio Di Pietro.

Come la linea della palma descritta da Sciascia, anche il voto di scambio dal profondo sud ha infine raggiunto il ricco nord, ma con una novità: a vendere voti e a comprare poltrone e anime morte sono direttamente le cosche affiliate alla ‘ndrangheta, multinazionale del crimine il cui Pil cresce impetuoso mentre, intorno, tutto s’impoverisce.

Sì, perché la politica del malaffare coincide con una devastante crisi economica che nell’ultimo anno ha creato 350 mila nuovi disoccupati, il crollo verticale dei consumi e un danno morale incalcolabile che si chiama perdita di futuro per le nuove generazioni. Il tutto accompagnato dall’insopportabile pollaio dei cosiddetti leader vecchi e nuovi impegnati a sputtanarsi nei vari Ballarò e a sputtanare quel che resta della Costituzione repubblicana.

Forse una via d’uscita esiste. Vent’anni fa, la speranza del cambiamento abortì rapidamente generando il lungo incubo berlusconiano che vent’anni dopo va dissolvendosi in una patetica macchietta. Oggi c’è un’Italia che non ha più nulla da perdere, ma che può ancora vincere con le armi della democrazia e,perché no, con l’immensa forza della Rete.

Liste pulite con candidati competenti e credibili. E, attraverso il web, controllo collettivo e immediato di come viene usato il pubblico denaro con denuncia immediata dei saccheggiatori. Le elezioni sono vicine, bisogna provarci. Chi l’ha detto che dobbiamo morire prigionieri dei banchieri, dei ladri e dei parolai?

Il Fatto Quotidiano, 11 Ottobre 2012

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