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Venezia, splendori e miserie in Sala Grande

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La proiezione è di un film di quelli che contano. Uno, per capirci, di quelli in cui ci sono i produttori importanti; gli attori dallo sguardo dell’onnipotenza capricciosa tutti belli vestiti e pettinati; le Istituzioni tutte schierate, con i loro sepolcri imbiancati nella prima fila della galleria e con le seconde linee sparse in sala in maniera strategica; il regista, un Maestro, che accoglie con naturalezza gli applausi, che lui sa gestire meglio di tutti gli altri; la Sala Grande piena e anch’essa vestita a festa, tranne la parte giovane e alternativa della giuria, i Trapero e Garrone, che possono vestirsi come vogliono e allora scelgono l’abito più comodo, che addosso a loro diventa anche il più bello.

Inizia la proiezione. Silenzio. Attenzione, commozione. Qualche sbadiglio. Qualche momento di appisolamento lassù in galleria. Qualche telefonino acceso a smistare sms, proprio nel momento in cui l’attrice, quella semplicemente bella dà il meglio di sé sullo schermo. Qualche mano furtiva. Qualche gioco di gambe. Qualche sguardo a commento.

Quando nel rullo di coda appare il titolo del film, parte l’applauso, che sembra non finire più. A metà dei titoli di coda si accendono le luci, vanificando l’altra metà dei titoli, rendendo ancora più oscuro e sommerso il lavoro di centinaia di persone. A questo punto c’è l’apoteosi dell’applauso. Anzi no, a questo punto partono le grandi manovre perché domani sui giornali ci possa essere scritto che questo film è stato un trionfo più di quello di ieri, perché l’applauso non è durato otto ma dieci minuti! Le seconde linee delle istituzioni, quelle strategicamente posizionate, sanno come fare a raggiungere l’obiettivo. E intanto gli attori sgomitano per farsi fotografare nella posizione migliore, quella più vicina possibile al Maestro.

Poi ci si avvia felici verso l’uscita della Sala, gonfi del successo ottenuto. Gli Eletti, cioè gli attori, i produttori, il Maestro, le Istituzioni, i vari invitati appartenenti al circo viaggiante del cinema italiano, si avviano in tante macchine sponsor verso una cena, che con i prezzi del Lido vale, per dirne uno, quasi quanto il costo delle riprese di Kuf, il bellissimo film turco, che questo pubblico non vedrà, impegnato a mangiare o a fare festa, sempre con il sorriso sulle labbra, per carità.

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