A Settembre, dopo un’interminabile serie di rinvii, ritardi e tanta confusione, il Governo dovrebbe varare il tanto atteso Decreto Digitalia contente la ricetta del Ministro Passera per l’attuazione dell’agenda digitale italiana.
A giudicare dai dati sulla diffusione della banda larga nel mondo, nel primo quadrimestre 2012, contenuti nel rapporto Akamai appena pubblicato, tuttavia, il nostro Paese ha bisogno di ben altro che il solito decretuccio di fine estate pieno di promesse, programmi e piani di investimento.
L’Italia è, infatti, al quarantaquattresimo posto nell’elenco dei Paesi della c.d. EMEA (Europa, Medio oriente e Africa)  in fatto di diffusione della banda larga con una tragicomica percentuale del 32% di penetrazione pari a circa la metà di quella registrata in Paesi come la Romania, la Repubblica Ceca ed il Portogallo.
Peggio del nostro Paese, nell’intera regione, c’è solo la Turchia.
Anche la Turchia, tuttavia, ci supera in fatto di velocità media di picco: qui non solo l’Italia è ultima nella regione EMEA ma evidenzia un tasso di crescita pari solo a quello registrato in Romania – che, tuttavia, è prima in classifica nell’intera Regione con una velocità media di picco pari al doppio do quella del nostro Paese – ed in Repubblica Ceca.
È un dato che diventa ancor più evidente se si prendono in considerazione i dati relativi alla velocità media di connessione – picchi a parte – che posizionano il nostro Paese davanti alla sola Turchia.
Abbiamo una velocità media di navigazione pari quasi alla metà di quella che si registra nella più parte dei Paesi dell’intera Regione ma, ciò che è più grave, è che cresciamo ad un passo che non ha eguali nel resto del mondo in fatto di lentezza.
Siamo, dunque, il Paese EMEA dove si naviga più lentamente – Turchia a parte –  e, soprattutto, stiamo facendo meno di tutti gli altri per cambiare questo penoso stato di cose. Inutile, in questo contesto, guardare ai dati relativi all’internet super veloce che pure rappresenta un obiettivo ineludibile se il nostro Paese vuole restare in Europa.
In termini di penetrazione di high broadband, l’Italia, è ancora una volta penultima nell’intera regione EMEA con la sola Turchia a tenerci lontano dal fondo della classifica.
L’indice di penetrazione è del 2,6% ovvero circa dieci volte in meno di quello che si registra in Olanda, in Svizzera in Belgio o in Finlandia. Ma è un altro, anche in questo caso, il dato più preoccupante: il tasso di crescita a dir poco ridicolo.  Siamo cresciuti, rispetto allo scorso anno, del 25% mentre la Spagna è cresciuta del 181%, la Francia del 140% e Israele adirittura del 191%. Eccellenze a parte, tuttavia, nessun Paese nell’intera Regione EMEA è cresciuto tanto poco, eccezion fatta per la sola Romania che, tuttavia, ha un indice di penetrazione dell’internet super veloce superiore al nostro di quasi cinque volte.
È con questi numeri – che c’è da augurarsi a Palazzo Chigi abbiano ben presenti – che il Governo dei professori deve confrontarsi nel porre mano al Decreto DIgitalia.
Sono numeri importanti perché a differenza di quelli relativi all’andamento dei mercati e dello spread che raccontano il presente, questi, parlano del futuro e danno la misura di se e quando il nostro Paese riuscirà davvero a riprendere la corsa per garantire alle nuove generazioni un presente migliore di quello che è toccato in sorte alle nostre.
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