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Leccandovi le dita

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Passate, passate, che vi sarà aperto il giardino paradiso dei sapori che il meta agosto vi regala. Sì, passate dopo averli sbollentati in poca acqua dei peperoni rossi e una patata di qualità (e qui sta il problema). Dopo, lentissimamente, addensate la purea che avrete così ottenuto incorporandovi dentro un filo d’olio (un cucchiaio da cucina per due peperoni) e delle foglie di basilico spezzettato. Affettate grossolanamente un paio di cipolle bianche, rosse, ramate, quelle che avete in casa, per poi saltarle rapidamente per cinque minuti con un secondo filo d’olio in un padellino. Fatte queste due operazioni, sbattete sei uova intere amalgamandoci dentro il rosso composto. Due sono le strade possibili. Una, la prima, apparentemente più difficile, è di farvi una frittata. L’altra, nell’apparire semplice, vuole invece una certa esperienza: se cominciate a farvi delle uova sbattute, dovete ragionare come un violinista e comprendere le mille varianti di quest’apparentemente banale cottura.

Io mi muovo intorno alla padella armato sempre di un cucchiaio e di una forchetta. Con il primo rapidamente raccolgo e rigiro gli strati via via che si rapprendono, con l’altra garantisco una sicura frantumazione che lascia la possibilità di mantenere comunque umido e vivo il risultato. Non in questo caso, ma se avrete poco sbattute le uova, la chiara manterrà il suo candore bianco mentre il tuorlo si alternerà come una papalina bandiera. Niente però vi vieta di preferire maggiore gialla uniformità, o di variare come in questa rossa versione. E allora sbattete, sbattete, che avete già capito come fare. Calde in tutte le versioni, accompagnate da fette di buon pane, vi daranno massima soddisfazione. Se coraggiosi, fatele raffreddare e servitele su fette di pane tostato.

Saprete così bussando alla vostra anima e leccandovi le dita, rinunciare a qualsiasi leziosità culinaria.

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