Domenica 5 agosto, alle ore 22.50 italiane, il mondo tratterrà il respiro. In meno di dieci secondi sarà decretato il vincitore della finale dei 100 metri maschili: la gara per eccellenza delle Olimpiadi moderne. Qualificazioni permettendo, al via ci saranno, per la prima volta in un’Olimpiade, tutti insieme i quattro uomini più veloci del pianeta: Usain Bolt, giamaicano detentore del record con 9’58”; Tyson Gay, americano con un personale di 9’69”; e altri due giamaicani, Asafa Powell (9’72”) e Yohan Blake (9’75”). Proprio Blake, col miglior tempo del 2012, sembra l’unico in grado di poter oscurare la stella di Bolt, dopo averlo battuto nei trials giamaicani sia sui 100 che sui 200 metri. Altrimenti tutto è pronto perché Bolt possa ripetere l’exploit di Pechino 2008, dove vinse l’oro in entrambe le distanze, per riconfermarsi come il corpo celeste più luminoso dell’intero firmamento olimpico.

Prima dei dieci secondi che sconvolgeranno il mondo, già da una settimana 10,500 atleti provenienti da 205 paesi avranno iniziato a sfidarsi nelle 38 discipline sportive presenti a Londra 2012. Il calcio comincia domani, la cerimonia di apertura è fissata per venerdì 27 luglio e quella di chiusura per il 12 agosto. Nel mezzo, per chi salirà sul podio tra sguardi fieri o stupiti, lacrime o sorrisi, sono pronte 4.700 medaglie. Chi si prepara a farne incetta è il nuotatore americano Michael Phelps. L’uomo dei record olimpici – con 6 ori e 2 bronzi conquistati ad Atene e 8 ori a Pechino – è l’atleta con più medaglie d’oro vinte sia in una stessa edizione che in totale. Gli manca solo il record di medaglie assolute, detenuto dalla ginnasta sovietica Latynina (18 in 3 edizioni). Se il suo compagno di squadra Lochte è il favorito per gli ori, a Phelps basteranno 5 medaglie di qualsiasi colore nelle 7 gare cui parteciperà per infrangere anche questo record.

La sfida delle medaglie sarà ovviamente un testa a testa tra Stati Uniti e Cina, che dovrebbero portarsi a casa tra i 30 e i 40 ori ciascuno. Mentre l’ultimo posto sul podio del medagliere nazionale se lo giocheranno Russia e Gran Bretagna, dato che, come da tradizione, la nazione ospite di solito raddoppia il medagliere dell’edizione precedente. Londra attende trepidante gli eroi di casa: i ciclisti su pista e su strada; il podista Mo Farah, che contenderà i 5mila e i 10mila metri all’etiope Bekele; l’epthatleta Jennis, il tuffatore Daley e la nuotatrice Adlington. Oro negli 800 e nei 400 stile libero a Pechino, la Adlington rimane favorita sulla lunga distanza ma sui 400 se la dovrà vedere con Federica Pellegrini, che da allora l’ha sempre battuta.

Pellegrini che a Londra è attesa come una diva, al di là del piano puramente sportivo, ma che all’Italia dovrà regalare soprattutto medaglie. Insieme a lei Valentina Vezzali, portabandiera azzurra e unica schermitrice capace di vincere tre ori olimpici di fila nella medesima specialità individuale. L’obiettivo per i 292 atleti italiani in gara, come spiegato dal presidente del Coni Petrucci, è di portare a casa 30 medaglie – tra marcia, pugilato, lotta, tiri, canoa, vela, ciclismo, ginnastica e magari da qualche sport di squadra – che ci permetterebbero di superare le 27 di Pechino (28 sul campo, come si usa dire oggi, ma Rebellin fu squalificato per doping) e rimanere quinti nel medagliere assoluto per nazioni.

Per trovare altri protagonisti dei Giochi di Londra 2012 c’è l’imbarazzo della scelta: da Federer, fresco vincitore sull’erba di Wimbledon e in attesa di ripetersi a poche settimane di distanza, alla Isimbayeva che colleziona record in serie nel salto con l’asta ed è rientrata giusto in tempo per Londra; dal re cinese del badminton Lin Dan al dream team del basket americano al seguito di LeBron James. Poi ci saranno le innumerevoli sorprese che caratterizzano ogni edizione e ci sarà anche chi festeggerà per il solo fatto di esserci arrivato alle Olimpiadi. Non è il caso del corridore sudafricano Pistorius, che con le sue protesi sarà il primo amputato a partecipare alle gare di atletica contro i normodotati e si è meritato la qualificazione sul campo.

Poi le storie dell’arciere coreano miope, e legalmente cieco, alla ricerca del suo terzo oro olimpico. Del campione di taekwondo neozelandese che ha fatto l’escort per pagarsi gli allenamenti. Delle prime donne che gareggeranno in un Olimpiade sotto le bandiere di Arabia Saudita, Brunei e Qatar, che fino ad ora avevano mandato contingenti rigorosamente maschili. Del maratoneta che gareggerà sotto la bandiera del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) in quanto il Sud Sudan esiste da solo un anno e non si è ancora dotato di un comitato olimpico, e dei tre atleti delle Antille Olandesi che gareggeranno sotto la stessa bandiera neutrale perché invece da due anni il loro paese non esiste più. Tutti, o quasi, pronti a darsi battaglia in due settimane di festa e di gare al limite delle umane possibilità. E anche oltre.

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