La storia, bisogna dirlo, non è nuova. Anzi, ormai dura da quasi 20 anni. Musica alta, studenti ammassati in una piazza piccola e al centro della zona universitaria, qualche chitarra o bongo che spunta quando ormai è notte e i comitati dei residenti che si infuriano e reclamano il proprio diritto al sonno. Due concezioni di vita che fino ad oggi nessuno è stato capace di conciliare: i residenti (o almeno i comitati che dicono di rappresentarli) e gli studenti. E la connessa guerra al cosiddetto degrado e agli schiamazzi che praticamente nessuno degli ultimi sindaci di Bologna ha mancato di combattere. Senza mai riuscire nella quadratura del cerchio.

Come dire: passano i sindaci ma studenti, bonghi e punkabbestia restano. E resta pure la rabbia dei residenti che denunciano l’impossibilità di dormire per chi vive attorno a Piazza Verdi e via Petroni. In verità non è solo questione di rumore, nella zona universitaria si addensa un’umanità varia e spesso problematica. Qualcuno su questo problema provò addirittura a costruirci una campagna politica di ampio respiro. Erano gli anni dei sindaci “sceriffi” del centro sinistra e di Cofferati che ingaggiò una lunga battaglia con universitari e movimento studentesco.

Adesso tocca a Merola e al partito che lo sostiene, il Pd del segretario provinciale Raffaele Donini. “In Piazza verdi serva la giusta repressione”, ha detto Donini qualche giorno fa sconfessando l’assessore alla cultura del Comune, che aveva definito “tromboni” i comitati che si lamentavano dei concerti organizzati all’aperto dal Comune. Assieme a lui le dichiarazioni del presidente del quartiere San Vitale Milena Naldi: “Servirebbero gli idranti”. Poi la precisione: l’acqua sarebbe servita solo a pulire la piazza, non a cacciare gli studenti amanti della notte. Da quel momento in poi sono arrivate le multe e i controlli a tappeto.

Domenica è pero arrivato il casus belli: due maxi sanzioni da 400 euro ciascuna. Un’enormità per gli studenti che si sono visti consegnare i verbali. “Eravamo con degli amici poco dopo mezzanotte e cantavamo De Andrè e De Gregori con due chitarre. Attorno all’una e mezza sono arrivati in 20 tra poliziotti antisommossa e vigili comunali. Capiamo di avere violato le regole perché a quell’ora non si potrebbe suonare – spiega uno dei multati – ma loro hanno deciso di prenderci di mira per dare un esempio a tutti. Abbiamo subito detto che ce ne saremmo andati, ma nulla. Sono state multe esemplari e punitive”. Da lì si è scatenata prima la protesta e la discussione su facebook, poi gli annunci di iniziative per mettere in discussione quella che alcuni vedono come repressione, altri semplicemente come eccessiva severità. Questa sera, venerdì, il centro sociale Bartleby sarà in piazza Verdi e ragionerà sul libro “Memorie di uno spazio pubblico. Piazza Verdi a Bologna”, volume del 2011 che racconta tra le tante cose l’arrivo dei punkabbestia in Piazza Verdi nella metà degli anni 90. “Il Comune – ricorda uno degli autori, Leonardo Tancredi di Piazza Grande – ha chiuso prima il centro di accoglienza per queste persone e poi il dropin, struttura che accoglieva persone in difficoltà e tossicodipendenti”.

Ieri sera alle 20 (quindi in orario non sottoposto a divieti) si è aggiunto l’ultimo tassello della storia infinita: un flash mob organizzato dagli studenti multati. Erano una cinquantina e sono rimasti un’ora in piazza Puntoni, a poche decine di metri da Piazza Verdi, fino alle 21. “Siamo andati in piazza e abbiamo suonato tutti assieme Il mio canto libero. A metà del brano ci siamo fermati e ci siamo incerottati la bocca in segno di protesta. Perché non siamo noi che suoniamo con le chitarre il problema – spiega Giovanni, uno degli studenti del corteo – Il degrado in piazza Verdi lo vediamo tutti ma non sono sicuramente due studenti che cantano De Andrè. Ci sono i punkabbestia, gli spacciatori, i ladri di biciclette che le rivendono in piazza, i baristi che non fanno scontrini e gli stessi residenti che affittano appartamenti in nero e fuori norma”. Non basta: alcuni studenti stanno discutendo l’ipotesi manifestazione: un evento che porti magari in piazza Verdi centinaia di chitarre per protestare “contro chi ci tratta da delinquenti”. Una sfida aperta alle ordinanze comunali e al Partito democratico.

In prospettiva, infine, c’è il piano del sindaco Merola di decentrare qualche facoltà e così distribuire la presenza studentesca anche notturna in altre zone della città. Piano che però non sembra piacere alla facoltà di lettera e sicuramente avversato dagli studenti. Per fortuna c’è chi tenta una mediazione: “E’ giusto che la piazza sia animata e piena di musica, con l’avvertenza che non si superino certi limiti”, spiega Otello Ciavatti del Comitato Piazza Verdi. Più facile a dirsi che a farsi. 

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